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73esimo della Battaglia di Aprilia, cerimonie a Campoleone

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Hanno avuto luogo ieri mattina, nelle due tappe di Aprilia e Lanuvio, le celebrazioni per il 73esimo anniversario della Battaglia di Aprilia.

Alla cerimonia promossa dall’Amministrazione Comunale hanno preso parte le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e D’Arma, i volontari dell’Associazione The Factory 1944 e la Banda Comunale La Pontina Città di Aprilia.

Nel piazzale della stazione ferroviaria (Campoleone Scalo) il Sindaco di Aprilia Antonio Terra ha deposto un omaggio floreale presso la targa commemorativa.

Nel successivo intervento di saluto, il primo cittadino ha rilanciato l’idea di un’Europa unita, libera e meno ripiegata nella burocrazia, capace così di attivare politiche più forti ed incisive nella difesa dei suoi confini e nel contrasto al fenomeno del terrorismo che, dopo l’attentato di Manchester, ha destato nuove gravi preoccupazioni negli osservatori internazionali.

La seconda parte della giornata celebrativa ha avuto luogo in Piazza Berlinguer (territorio di Lanuvio), dove il Sindaco castellano Luigi Galieti ha deposto un omaggio floreale presso il monumento ai Caduti.

Successivamente, i rappresentanti delle due Amministrazioni hanno preso parte all’inaugurazione della nuova sede del centro operativo comunale di Protezione Civile e di Polizia Locale del Comune di Lanuvio, situata proprio a Campoleone, anche in una logica di futuri servizi associati per entrambe le comunità.

Di seguito, l’intervento integrale del Sindaco di Aprilia Antonio Terra:

Rivolgo il mio saluto alle Autorità Civili e Militari, ai rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, nonché a tutti i cittadini intervenuti.

Chiudiamo oggi a Campoleone l’annuale circuito della memoria, che da gennaio ci fa attraversare il nostro territorio dove più di settanta anni fa furono scritte le pagine più drammatiche della seconda guerra mondiale, quelle del sacrificio di migliaia di giovani per la pace, la libertà e la democrazia in Italia e in tutta Europa.

Purtroppo oggi parlare di pace è veramente difficile. Siamo sconcertati per l’ultimo attentato di Manchester, che questa volta colpisce direttamente giovani e giovanissimi, in un momento di festa che invece si è trasformato in tragedia. Ciò che preoccupa noi come i maggiori osservatori internazionali è l’ormai certa ciclicità di questi attacchi che non sono più il gesto isolato di un folle ma sono parte di un disegno più organico e quasi strategico del terrore.

Le istituzioni non possono arrendersi, tutti noi non possiamo cadere nello sconforto e nella convinzione che sia inutile celebrare la pace attraverso la memoria e la commemorazione di chi è caduto per conquistarla. Non possiamo commettere l’errore di credere che i moniti per la pace siano d’un tratto diventati inutili. Tantomeno possiamo farci travolgere dalla facile intolleranza, dalla voglia di chiudere le frontiere. Sarebbe soltanto negare l’evidenza e quindi rinunciare al controllo di un fenomeno inarrestabile, ma che ha bisogno piuttosto di un’Europa forte che ponga argini di legalità e sicurezza: l’Europa sognata all’indomani del secondo conflitto mondiale, unita, libera ed in pace.

Durante le celebrazioni per il 60esimo Anniversario dei Trattati di Roma, il nostro Presidente della Repubblica ha lanciato una forte esortazione verso la costruzione di un’Europa più vicina ai cittadini, meno ripiegata nella burocrazia e meno tentata dalla costruzione di muri. C’è oggi l’esigenza di un’Europa forte, che metta in campo politiche più concrete a sostegno delle sue periferie.

Facciamo nostre le parole del Capo dello Stato affinché si possano scongiurare “gli impossibili ritorni ad una passato che non c’è più. Non c’è alternativa alla casa comune, nessun Paese da solo può farcela in un mondo di giganti”.

Mentre rivolgiamo ancora una volta un pensiero alle vittime del terrorismo internazionale, ci affacciamo all’anniversario del 28 maggio in cui si celebra la Battaglia di Aprilia. Siamo sulla strada che da Anzio porta alla capitale. La Città di Aprilia, fondata nel 1936, può raccontare la guerra più di chiunque altro, proprio perché attraversata da eserciti, sfollata e rasa al suolo. Noi tutti siamo la memoria storica del caro prezzo della guerra. Per questo è importante la nostra presenza qui oggi, per tramandare il ricordo e la tradizione alle giovani generazioni a cui dobbiamo un’Italia che persegue la pace e lo fa attraverso la diplomazia internazionale e non più le armi.

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