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8.700 dipendenti del gruppo Sma Simply in agitazione

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Sciopero in vista per i circa 8.700 dipendenti della catena francese di supermercati presente in Italia con 270 punti vendita. La protesta, articolata a livello territoriale dal 19 aprile al 2 maggio, è stata decisa dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs in seguito alle “voci sempre più insistenti di trattative per la cessione della rete di vendita Sma Simply ad altri gruppi, a partire da Conad” e “per dire no a cessioni e dismissioni che non conservino tutti i diritti dei lavoratori coinvolti, per difendere l’attuale perimetro della rete di vendita e per chiedere un piano di rilancio serio e convincente” recita il comunicato sindacale unitario.

Le tre sigle “da più di due anni rivendicano il diritto di poter conoscere le reali intenzioni della famiglia Mulliez rispetto alle prospettive della azienda nel mercato italiano” ed è per queste ragioni che hanno “richiesto l’intervento del ministero dello Sviluppo Economico” oltre ad aver “risollecitato la direzione aziendale a fare chiarezza una volta per tutte sul destino di uno dei principali attori della distribuzione moderna organizzata”. I sindacati stigmatizzano in particolare l’indisponibilità aziendale ad avviare con i sindacati un “confronto di merito per ricercare soluzioni condivise per la gestione della fase di crisi e, fatto ancor più grave” di fornire risposte e un’informazione univoca “circa le paventate cessioni di supermercati ed iper”, atteggiamento datoriale che “risponde con la totale incapacità di impedire che siano i suoi stessi preposti a veicolare illazioni che gettano nel panico ogni giorno le lavoratrici e i lavoratori”.

I sindacati puntano il dito contro la paventata vendita a spezzatino considerato che “fra le varie ipotesi ci sarebbe quella di vendere a diversi altri player della distribuzione moderna organizzata, a pezzi e a rate, molti se non tutti i punti vendita italiani”. I sindacati, ricordando “le recenti cessioni perfezionate sulla piazza di Roma, avvenute senza accordo con il sindacato territoriale” che hanno comportato “un sensibile peggioramento delle condizioni normative e salariali dei lavoratori interessati”, hanno ribadito la ferma contrarietà “a operazioni di vendita che si configurino come il classico spezzatino e a cessioni che non offrano garanzie di mantenimento degli attuali diritti e delle attuali tutele derivanti dalla contrattazione nazionale e integrativa per il lavoratori interessati”.

Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice «la direzione aziendale farebbe bene chiarire in primis nei confronti dei propri dipendenti cosa intende fare e se ritiene ancora il mercato italiano un ambito da presidiare e nel quale continuare a fare business». «Questa fase di incertezza caratterizzata solo da rumors che si rincorrono senza che vi siano prese di posizione ufficiali da parte del management, deve finire subito» ha aggiunto il sindacalista auspicando «l’avvio di un confronto di merito finalizzato a concordare soluzioni idonee per la salvaguardia dei livelli occupazionali che metta al centro la difesa della occupazione, il rilancio della impresa e valorizzi finalmente il ruolo di corrette relazioni sindacali a tutti i livelli».

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