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Alla Biblioteca di Aprilia una mostra di Claudio Cottiga: un omaggio alla città.

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Il maestro Claudio Cottiga

Sino a domenica prossima, 8 Dicembre, presso la Biblioteca Comunale di Aprilia, si potrà visitare la mostra dell’artista Claudio Cottiga. Le opere sono esposte presso la sala “Manzù”. La mostra, dal titolo “Soluzione a pag.42 di Cottiga. Aprilia Dipinti & Disegni”, è un vero e proprio omaggio alla città.

Orario delle visite:

feriali: 10-13/16-19

festivi: 10-13/16-20

La lettura critica di Federica Calandro:

“L’arte è gioco, come sostieneBruno Munari, poiché condivide con il secondo termine tre specifici ingredienti: la simulazione, l’illusione e la creatività.

Se l’arte è gioco, questa mostra di pittura e disegni di Claudio Cottiga è sicuramente un intricante passatempo, uno svago sofisticato, che si innesca a partire dall’osservazione diretta di Aprilia, precisamente della veduta posteriore della Chiesa di San Michele. Questa architettura, anima della città, sembra invitare l’artista ad evadere, a divertirsi con i suoi elementi strutturali, e a smontarli e rimontarli insieme ad immagini della fantasia, provenienti da lontano, dall’infanzia, dai ricordi.

Se è vero che l’arte è gioco, è vero anche che esistono due origini etimologiche diverse della parola: ludus, cioè il gioco pratico, e iocus, gioco mentale, scherzo. Nel ventaglio dei giochi mentali, uno dei più raffinati è sicuramente il rebus, dal latino res (“che concerne le cose”). Il rebus nasce dall’intreccio di immagini e lettere con lo scopo di solleticare l’intelletto e farlo esercitare nello scioglimento dell’enigma, nella ricerca della soluzione, e pertanto “è un modo per la mente di andare a spasso in luoghi che le somigliano”, per usare la calzante espressione della storica dell’arte Antonella Sbrilli.

Gli acrilici di Cottiga ci spingono, infatti, proprio come i giochi enigmistici, ad immergerci nei meandri dei nostri pensieri e si presentano come un insolito e prezioso mazzo di carte, di dimensioni ora più piccole ora più grandi. In esse, un’architettura intuitiva e uno sfondo blu, entrambi omaggio al padre della pittura italiana, Giotto, danno vita a spazi senza tempo, in cui si respira una dimensione sospesa, onirica. Qui entrano in scena, ri-mescolati sempre in modo diverso, entità eterogenee: elementi naturali, solidi geometrici, scacchi, lettere, personaggi dei fumetti, simboli tratti dalle carte piacentine, icone pubblicitarie, il tutto unito in un originale mix di metafisica-pop.

Onnipresente è, appunto, l’elemento straniante, che fa capolino generando in chi guarda un sorriso, come il ricorrente simbolo del pesce (emblema di spiritualità, fertilità, rinascita), che, con i suoi grandi occhi, cattura lo sguardo dello spettatore e sembra interrogarci sul grande arcano che ogni quadro ci ripropone e che contemporaneamente ci svela: ma, insomma, cos’è l’arte? L’arte è esattamente tutto questo: è finzione, sogno, è divertimento e leggerezza, ma anche forme e colori. E’ illusione e simulazione, è allusione e ricerca di senso.

La stessa grammatica governa i disegni a matita, collage di schizzi preparatori che vanno a comporre, con la semplicità e l’incisività propria del bianco e nero, altrettante scatole ludiche in cui perdersi.

In questo strabiliante mondo immaginario c’è tuttavia un’identità territoriale chiara che emerge e che possiamo rintracciare nella presenza diffusa degli archi a tutto sesto, delle architetture squadrate di sapore razionalista, della figura del San Michele, del mare e del profilo delle coste tipicamente pontine, ma anche nella scatoletta di Simmenthal, che ricorda uno dei momenti più felici della storia di Aprilia. 

Il tutto è sapientemente condito con l’inconfondibile cifra stilistica di Claudio Cottiga, fatta di raffinatezza cromatica e di equilibrio compositivo, di gusto per le pure forme e di capacità di impreziosire il manufatto, in questo caso scegliendo cornici capaci di interpretare l’immagine che abbracciano. Una peculiarità artistica che emerge con forza nella ricercatezza del messaggio rivolto al fruitore, mai banale o di immediata comprensione.

Siamo nell’universo di un’arte concettuale di elevata fattura, dove al piacere della visione si unisce il diletto della mente.”

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