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Aprilia, il pressing del clan sull’Urbanistica. E poi appalti diretti, case popolari e troppi dipendenti con precedenti penali

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Infiltrazioni mafiose nel Comune di Aprilia. E’ stato reso noto nelle scorse ore il contenuto della relazione firmata dal Ministro Piantedosi che ha decretato lo scioglimento dell’ente di piazza Roma. Ad informare il Ministro il prefetto Vittoria Ciaramella dopo aver letto le carte dell’operazione Assedio. Tra i settori giudicati con forti condizionamenti anche quello dell’Urbanistica: tra le cause dello scioglimento c’è la vicenda di un cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni dedicati a servizi, ma che avrebbero ospitato un supermercato e un fast food, vicenda che è arrivata in Consiglio anche nel 2024. In particolare riguarda un terreno tra via Nettunense e via delle Regioni. E poi gli appalti diretti a ditte amiche, la gestione delle case popolari poco chiara, i trasporti e tanto altro. Il Ministro Piantedosi ha definito il Comune di Aprilia: “Un comune occupato dalla malavita, soprattutto nei settori nevralgici e che ha determinato anche una rete per coprire la latitanza del capo clan”.

Ad attirare l’attenzione della commissione d’accesso della Prefettura di Latina sull’ente di piazza Roma c’è anche la questione dei dipendenti comunali. Secondo quanto emerso sarebbero tanti quelli in rapporti di parentela con gli indagati dell’inchiesta Assedio e accade lo stesso con i dipendenti delle partecipate comunali (Progetto Ambiente e Multiservizi). Tanti impiegati hanno precedenti penali o di polizia  e sono collegati ad esponenti del clan. Accertamenti anche sulla gestione del chiosco bar della piscina comunale all’ex Cral il cui affidamento e i vari rinnovi presentano aspetti poco chiari. “Da verifiche in loco della guardia di finanza e dagli accertamenti dell’organo ispettivo – si legge nelle carte – risulta che il suddetto punto di ristoro è gestito, di fatto, da un membro di una nota famiglia criminale nonché affine del capo clan del locale sodalizio apriliano in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative e sanitarie”. “Tale situazione di conclamata illegalità, come evidenziato dal prefetto, è risultata non solo nota ma anche avallata dagli organi di vertice dell’amministrazione”.

E poi c’è la gestione degli appartamenti di edilizia popolare occupati abusivamente per anni, senza che nessuno sia intervenuto per fare i dovuti accertamenti. Il Comune di Aprilia – nell’istruttoria – è stato definito “disorganizzato” con pesanti “opacità e presunte connivenze tra amministrazione e ambienti criminali, anche nella gestione di beni fondamentali come le case popolari”.

Emblematico il caso di un immobile di proprietà dell’Ater che risultava assegnato a una persona poi dichiarata decaduta dal diritto all’alloggio, quando emerse che la convivente era proprietaria di un’abitazione di ben 11 vani. Oggi è occupato dalla badante dell’ex assegnatario, che ha dichiarato alla Polizia Locale, durante un sopralluogo, di essere entrata in casa prima del decesso del suo assistito. L’Ater ha formalmente diffidato l’attuale occupante a liberare la casa.

Secondo la Commissione, l’ente di piazza Roma: “non è in grado di assicurare, sotto il profilo amministrativo e contabile, un’adeguata attività di vigilanza e controllo su beni assegnati mediante procedure pubbliche”.

Una dipendente dell’ufficio competente ha dichiarato alla commissione che “l’Ufficio non ha mai svolto accertamenti per quanto riguarda la sussistenza e la permanenza dei requisiti soggettivi” degli assegnatari. E ha ammesso: «Se avessi conoscenza di soggetti riferibili alla criminalità organizzata che occupano immobili comunali, non saprei che iniziativa assumere perché non c’è una procedura specifica per tali ipotesi”.

E non sono casi isolati: tra gli assegnatari regolari figurano anche parenti stretti di soggetti coinvolti nell’indagine “Assedio”.

DI SEGUITO LA RELAZIONE DEL MINISTRO PIANTESODI DEL 10 APRILE 2025

Nel comune di Aprilia, i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 4 e 15 maggio 2023, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento e il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.

All’esito di un’indagine di polizia giudiziaria denominata “Assedio”, in data 3 luglio 2024, la direzione investigativa antimafia di Roma, unitamente al Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale coercitiva emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma nei confronti di 25 persone ritenute, a vario titolo, collegate ad un’associazione di tipo mafioso operante nel territorio laziale e, segnatamente, nella città di Aprilia.

Nell’ambito del suddetto procedimento penale risultano indagati, tra gli altri, il sindaco – per i reati di scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.), concorso estero in associazione mafiosa (artt. 110 e 416 bis c.p.), turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.) e traffico di influenze illecite (art. 346 bis c.p.)- e due consiglieri comunali, gia presenti nella precedente consiliatura nel ruolo di sindaco e assessore, per il reato di turbata libertà degli incanti (art.353 c.p.), nonché il dirigente del settore lavori pubblici del comune, nei confronti del quale è stata disposta la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Successivamente, in conseguenza delle dimissioni contestuali rassegnate da oltre la meta dei consiglieri, il consiglio comunale di Aprilia è stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica in data 31 luglio 2024.

Pertanto, il prefetto di Latina, con decreto del 14 agosto 2024, ha disposto l’accesso presso il suddetto comune per gli accertamenti di rito, attività ispettiva che è stata poi prorogata per ulteriori tre mesi.

Al termine del predetto accesso, la commissione d’indagine ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Latina ha convocato in data 17 marzo 2025 il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica f.E. presso il tribunale di Latina e dal procuratore della Repubblica – direzione distrettuale antimafia di Roma, che ha espresso parere unanimemente favorevole all’adozione della proposta di scioglimento del consiglio comunale di Aprilia. In particolare, i referenti dell’autorità giudiziaria hanno rappresentato che l’associazione mafiosa non si è limitata ad infiltrarsi nel comune ma lo ha “occupato” nei suoi settori nevralgici, e hanno, altresì, evidenziato che l’attuale pericolosità del sodalizio à comprovata dall’esistenza di una struttura organizzata che consente la latitanza del capo clan.

Il prefetto di Latina ha poi trasmesso l’allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato articolo 143 del decreto legislativo n.267/2000.

II comune di Aprilia è inserito in un territorio interessato dalla presenza di cosche mafiose di matrice soprattutto calabrese che, nel tempo, vi si sono radicate, infiltrandone il tessuto sociale ed economico. Attualmente à egemone un sodalizio criminale che, come ricostruito dalla sopracitata indagine, nasce dalla perfetta sintonia delle cosche calabresi con la consorteria autoctona apriliana, ed è principalmente dedito: al traffico di stupefacenti; alle attività illecite di estorsione aggravata, rapina, lesioni e minaccia, finalizzate alla affermazione del sodalizio rispetto ad altre organizzazioni concorrenti; all’usura, all’esercizio abusivo dell’attività finanziarie ai danni di commercianti e imprenditori; alla detenzione e al porto di armi, occorrenti per la commissione dei reati- fine e per mantenere il controllo del territorio.

Le risultanze della citata indagine hanno messo in luce lo stabile inserimento del suddetto sodalizio nei gangli della pubblica amministrazione e nel tessuto economico della cita, operando nei circuiti legali per mezzo di imprese riconducibili alla consorteria o ad essa collegate, mirando ad acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e, comunque, il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici, oltre al rilascio di autorizzazioni e provvedimenti amministrativi di favore per realizzare profitti o vantaggi di natura illecita, a tal fine avvalendosi dell’ausilio di esponenti delle pubbliche istituzioni locali.

Il prefetto di Latina ha, innanzitutto, posto in risalto come l’attuale amministrazione comunale sia in assoluta continuità politico-amministrativa con la precedente consiliatura (2018-2023), particolarmente riguardo alle figure di vertice della compagine, atteso che il sindaco aveva ricoperto il ruolo di vicesindaco e assessore nella precedente giunta.

In ragione della sopra descritta continuità, l’azione ispettiva si è focalizzata anche su fatti e comportamenti riconducibili alla precedente consiliatura da ritenersi idonei ad assumere rilievo e valenza sintomatica anche dell’attuale situazione politica a amministrativa dell’ente.

Le risultanze investigative hanno fatto emergere per buona parte degli amministratori, oltre che per alcuni dipendenti dell’ente, legami di parentela e o solide frequentazioni con soggetti appartenenti o vicini alla locale criminalità organizzata.

In particolare, la commissione d’indagine ha accertato la presenza, tra i sottoscrittori di una lista collegata al sindaco nella tornata elettorale del 2023, dl soggetti collegati direttamente o indirettamente all’associazione mafiosa apriliana. Al riguardo, viene evidenziato che nel corso della precedente tornata elettorale ha avuto origine il patto politico-mafioso tra il primo cittadino eletto e i sodali del clan apriliano, impegnati nel procurare voti e sostegno finanziario alla sua candidatura a consigliere prima e a sindaco poi, come certificato dalla sottoscrizione della lista collegata al sindaco da parte dei familiari di uno dei principali promotori e organizzatori di detto sodalizio.

Rapporti parentali, diretti o indiretti, con esponenti criminali ovvero soggetti contigui al locale contesto malavitoso vengono rilevati anche nei riguardi di dipendenti comunali e delle società partecipate, alcuni di questi, peraltro, direttamente gravati da precedenti penali.

Un significativo indice di concreta compromissione dell’attività amministrativa in favore della logica mafiosa è stato rinvenuto nella vicenda relativa alla realizzazione di medie strutture di vendita in zona F1 del Piano Regolatore Generale, oggetto di due diverse deliberazioni del consiglio comunale, la prima nel 2022, la seconda nel 2024 sotto l’ultima amministrazione eletta, in cui è apparsa evidente l’influenza esercitata nei confronti dell’amministrazione comunale da parte di imprenditori vicini alla criminalità organizzata. In particolare, in entrambe le deliberazioni, l’ultima delle quali corredata del parere favorevole di regolarità tecnica reso dal dirigente ad interim del settore Urbanistica, al contempo dirigente del settore lavori pubblici – veniva ammessa la possibilità di localizzare strutture medie di vendita in aree a destinazione d’uso pubblico locale (segnatamente adibite a scuole elementari), senza approvare alcuna variante ai sensi della normativa urbanistica vigente, sulla scorta di un mero atto d’indirizzo interpretativo volto ad eludere le attuali specifiche indicazioni di destinazione d’uso previste dal Piano, reputate indicative e non vincolanti al fine di consentire ad un’impresa contigua al sodalizio criminale apriliano di presentare due istanze di permesso di costruire per la realizzazione di fabbricati da adibire ad esercizi di somministrazione di bevande e vendita alimentare.

Dagli atti della sopracitata operazione “Assedio” è emerso un sistema di malaffare, gestito dal sodalizio apriliano, che si è insinuato nel comune, traducendosi nella commissione di una serie di illeciti volti all’acquisizione della gestione e del controllo di interi settori economici e all’aggiudicazione privilegiata “di appalti pubblici, questi ultimi, peraltro, offerti dall’amministrazione come corrispettivo dell’appoggio elettorale assicurato dal clan. E’ stato quindi tratteggiato un sistema di gestione degli appalti basato su un ricorso ingiustificato agli affidamenti diretti, molto spesso a favore delle medesime ditte riconducibili ai sodali o a soggetti ad essi contigui, in cui veniva sistematicamente omesso l’inserimento degli aggiudicatari nel portale di ANAC della Banca Dati Nazionale Contratti Pubblici, cosi da rendere impossibile ogni controllo successivo, e in cui le tempistiche dei pagamenti dei corrispettivi venivano ridotte in favore di quegli operatori economici.

La Commissione di indagine ha poi passato in rassegna i rapporti contrattuali intercorsi nell’arco temporale 2018-2024 fra il comune e diverse imprese, direttamente o indirettamente riconducibili al sodalizio apriliano, per la maggior parte delle quali le richieste di verifica della documentazione antimafia non erano state inoltrate alle competenti prefetture e sono state presentate dopo l’esecuzione della più volte citata operazione “Assedio”.

La commissione d’accesso si è poi soffermata sull’affidamento del servizio di trasporto pubblico locale rinnovato e più volte prorogato in favore di una società il cui contitolare viene indicato negli atti dell’indagine “Assedio” come imprenditore “grande elettore” e contiguo all’organizzazione criminale apriliana. In particolare viene riferito che, sulla base del contenuto di conversazioni riportate nell’ordinanza del GIP, i titolari dell’impresa in questione avevano avuto accesso al contenuto del bando di gara prima della sua pubblicazione e che, attraverso intervento diretto degli esponenti politici nei confronti del responsabile unico del procedimento e dei membri della commissione aggiudicatrice, le sorti della gara sono state indirizzate si da far conseguire la vittoria alla stessa impresa. In relazione a tale vicenda, viene inoltre posta in risalto la posizione del segretario verbalizzante, il quale ha dichiarato di ignorare i fatti e di non essere stato presente al momento finale dell’attribuzione dei punteggi, in aperta contraddizione con i doveri dell’incarico assunto. Il prefetto rileva che tale vicenda appare emblematica dell’essenza del cosiddetto “comune nel comune”, che riflette il progetto voluto e realizzato dal clan apriliano, ossia la disponibilità di una schiera di amministratori compiacenti, eletti con il supporto dei voti procacciati dalla cosca, posti al servizio degli interessi dell’organizzazione”.

Il prefetto evidenzia che la ricostruzione offerta dal GIP nell’ordinanza cautelare trova riscontro nelle risultanze dell’attività della commissione d’indagine nell’ambito della gestione degli appalti pubblici, in cui viene rilevata la costante presenza negli uffici comunali dei titolari delle imprese – in particolare quelli contigui o intranei al sodalizio criminale – la scarsa trasparenza e tracciabilità delle procedure con particolare riguardo alle modalità di scelta del contraente, la sistematica ingerenza degli esponenti politici nelle scelte gestionali al fine di favorire le richiamate imprese. Viene quindi delineato un contesto ambientale condizionato in cui, attraverso il ripetuto ricorso ad affidamenti diretti e procedure negoziate senza bando per i lavori sottosoglia, sono di fatto elusi, sicuramente in favore delle ditte riconducibili ai sodali del clan o ad essi collegate, i principi di libera concorrenza, rotazione, trasparenza, tracciabilità e economicità.

Con riferimento al settore degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, che fino al 2023 era incardinato nel settore lavor pubblici, sono emerse numerose criticità connesse a situazioni di morosità diffuse protratte nel tempo e carente attività di vigilanza e controllo soto il profilo amministrativo e contabile, finalizzate al mantenimento dei privilegi acquisiti dagli occupanti abusivi, tra cui figurano soggetti imparentati con appartenenti al sodalizio criminale.

In ordine alle concessioni in uso di immobili comunali e degli impianti sportivi, il prefetto sottolinea le gravi disfunzionalità in termini di irregolarità e di opacità gestionali, riconducibili a difficoltà oggettive riferite dagli stessi dipendenti del settore preposto e attribuite ad ostacoli frapposti dagli amministratori. Emblematica in tal senso è la vicenda del chiosco bar all’interno della piscina comunale estiva affidata alla gestione dell’azienda speciale del comune. Da verifiche in loco della guardia di finanza e dagli accertamenti dell’organo ispettivo risulta che il suddetto punto di ristoro è gestito, di fatto, da un membro di una nota famiglia criminale affine del capo clan del locale sodalizio apriliano – presidente dell’associazione titolare della concessione d’uso dell’impianto sportivo durante i mesi estivi – in contrasto con quanto previsto dal disciplinare d’uso, in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative e sanitarie. Tale situazione di conclamata illegalità, come evidenziato dal prefetto, è risultata non solo nota ma anche avallata dagli organi di vertice dell’amministrazione, i quali si sono fattivamente adoperati compulsando l’organismo di liquidazione dell’azienda concessionaria al fine di salvaguardare gli interessi economici e privatistici della stessa famiglia criminale.

Quanto alla gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il prefetto rileva il perdurante disinteresse dell’amministrazione comunale all’acquisizione di tali beni, che si è tradotto in una immotivata assenza dalle conferenze di servizi indette nel 2023 dall’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ABNSC) per l’assegnazione di diversi immobili, anche di pregio,fra cui un immobile confiscato ad un membro della sopracitata famiglia criminale. Disinteresse che è stato da ultimo ribadito in occasione della riunione preliminare all’ultima conferenza dei servizi indetta dall’ABNSC nel mese di luglio 2024, all’indomani dell’arresto del sindaco.

Analoghe criticità sono state, infine, riscontrate nella riscossione delle entrate tributarie e dei canoni concessori, rispetto alla quale è stata segnalata una diffusa approssimazione che ha contribuito a creare i presupposti di una condizione finanziaria delicata, in parte attribuibile anche all’insussistenza di un meccanismo di controllo esterno che consentisse di verificare l’effettivo pagamento delle entrate comunali da parte dei contribuenti, situazione ben nota ai vertici politici e burocratici che si inserisce in un contesto caratterizzato da sacche di grave evasione.

I contenuti delle menzionate relazioni hanno evidenziato la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi Su collegamenti diretti o indiretti tra componenti dell’amministrazione locale ed esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso. Tali elementi, come condiviso all’unanimità nella riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica f.f. presso il Tribunale di Latina e del Procuratore della Repubblica-DDA di Roma, concorrono a delineare un quadro complessivo connotato, da un lato dalla presenza nel contesto territoriale di gruppi criminali di tipo mafioso in rapporto con il tessuto politico amministrativo, dall’altro, da una precarietà delle condizioni funzionali dell’ente, che assumono un evidente significato indiziario di permeabilità all’ingerenza della criminalità organizzata anche da parte dell’apparato burocratico-amministrativo, la cui azione si è caratterizzata per comportamenti omissivi sul piano dei controlli e per aver rinunciato ad ogni funzione diretta a ripristinare il pieno rispetto della legalità.

L’analisi complessiva dei fatti innanzi descritti, le connessioni e le contiguità tra amministratori, imprese e criminalità organizzata, nonchè il disordine amministrativo, verificato in diversi settori dell’ente, porta ad una valutazione di forti condizionamenti dell’imparzialità degli organi elettivi e di compromissione del buon andamento dell’azione amministrativa.

Ciò ha determinato un grave pregiudizio agli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità.

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