La ricetta per il contrasto al gioco d’azzardo patologico è chiara da anni, ma al momento i risultati concreti tardano ad arrivare. La Regione Lazio non fa eccezione, e i numeri non lasciano spazio a troppe interpretazioni: cresce il numero di minorenni che ha scommesso almeno una volta. La conferma arriva da un recente studio condotto dal sistema di sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children.
Ad essere maggiormente attratti dal gioco sono i ragazzi, con un preoccupante 47,5% dei quindicenni che ammette di aver ceduto alla tentazione, mentre tra le coetanee la percentuale scende al 27,3%. Come affrontare il problema? La prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo passa attraverso un rafforzamento dei controlli sull’illegalità e una sinergia più strutturata tra Stato e autonomie locali. Solo una collaborazione efficace potrà generare interventi che bilancino la tutela del cittadino con la presenza di un mercato regolamentato.
La tutela del cittadino e il contrasto al gioco d’azzardo
Da anni il MEF, il Ministero della Salute, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e gli enti regionali si confrontano sul fenomeno della diffusione del gioco d’azzardo. Raggiungere un punto di equilibrio non è semplice: norme troppo restrittive rischiano di penalizzare il circuito legale, lasciando spazio all’offerta illegale, spesso priva di ogni forma di tutela per l’utente.
Tra i fattori che aiutano a comprendere meglio l’evoluzione del fenomeno c’è sicuramente la crescente diffusione del gioco online, oggi molto più accessibile e regolamentato rispetto al passato. In rete non mancano risorse utili sull’argomento, che permettono agli utenti di avere un resoconto di tutti i casinò online disponibili e che offrono una panoramica chiara delle piattaforme attive e delle loro caratteristiche. Si tratta di strumenti molto utili per capire quali sono i casino legali con licenza ADM, capaci di evitare l’accesso ai minori, e quali sono invece i portali privi di licenza e in molti casi anche di regole.
Il supporto ai giocatori problematici
La parola chiave per affrontare il problema resta “equilibrio”. Aiutare i giocatori problematici significa attivare una rete di supporto concreta e vicina al cittadino. In questo senso, il Lazio si distingue grazie allo sviluppo di una rete territoriale sanitaria, composta da SerD (Servizi per le Dipendenze) e DSM (Dipartimenti di Salute Mentale). Questi enti offrono prestazioni sanitarie, ascolto, orientamento e consulenza. I punti di accesso sono stati dislocati strategicamente vicino a scuole, parrocchie, centri anziani e luoghi di aggregazione, con l’obiettivo di intercettare il disagio là dove si manifesta.
Uno sportello contro il gioco d’azzardo è senza dubbio una risorsa utile ma non può bastare. Servono interventi strutturali e continui, anche a livello nazionale. Secondo l’ultima indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (riferita al 2018), sono circa 18 milioni gli italiani coinvolti nel gioco d’azzardo. Di questi, circa 1,5 milioni sono considerati “problematici”, ovvero persone che faticano a controllare il tempo e il denaro dedicati al gioco.
Maggiori fondi per la prevenzione e il contrasto della ludopatia
Nonostante il gioco d’azzardo garantisca ogni anno oltre 10 miliardi di euro alle casse dello Stato tramite il prelievo fiscale sul volume di gioco, il sostegno alla prevenzione della ludopatia è in drastico calo. Le principali associazioni che si occupano della tutela dei giocatori vulnerabili hanno criticato duramente il mancato rinnovo del fondo per la prevenzione del gioco patologico e lo scioglimento dell’Osservatorio nazionale sul gioco d’azzardo patologico, istituito nel 2015 presso il Ministero della Salute.
Grazie a uno stanziamento di 50 milioni di euro previsto dal decreto interministeriale per il triennio 2019-2021, l’Osservatorio svolgeva un ruolo cruciale nello studio e nel monitoraggio del fenomeno, elaborando dati e strategie per contenere i danni sociali del gioco. La sua abolizione, decisa con l’ultima Legge di Bilancio, rappresenta un passo indietro pericoloso secondo molti esperti, lasciando un vuoto normativo e operativo in un momento in cui la questione richiederebbe invece un rafforzamento degli strumenti.