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Omicidio della 23enne Gloria Pompili: gli indagati provarono a depistare le indagini dei Carabinieri.

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Gloria Pompili

Omicidio della 23enne di Frosinone Gloria Pompili, la giovane madre pestata di botte e uccisa il 23 agosto del 2017 in una piazzola di sosta della 156 dei Monti Lepini. Ieri è ripreso il processo in Corte d’Assise d’Appello, a carico della zia della vittima, la 40enne Loide Del Prete, e del compagno egiziano della donna, Saad Mohamed Elesh Salem (accusati di averla pestata di botte quella notte, sino a cagionarle la morte ed anche di maltrattamenti e sfruttamento della prostituzione). Sul banco degli imputati anche il compagno di Gloria Pompili, Hady Saada Mohamed, di 30 anni, al quale viene contestato il reato di maltrattamenti e induzione alla prostituzione.

Nel corso dell’udienza, ieri, è emerso come, subito dopo i fatti, gli imputati avessero provato a depistare le indagini. Agli inquirenti raccontarono di un presunto rapimento della giovane – alcuni giorni prima del decesso – dove Gloria Pompili, secondo la loro versione, sarebbe stata violentata e malmenata da un uomo di Ceccano. A deporre, in aula, il Maggiore dei Carabinieri di Latina, Michele Meola.

Il processo è stato poi rinviato al prossimo 12 marzo.

La giovane vittima – madre di due bambini di appena 3 e 5 anni –, lo ricordiamo, era stata letteralmente ridotta in schiavitù e costretta a vendere il proprio corpo sulle strade del litorale romano, tra Aprilia, Anzio e Nettuno.

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