fbpx
HomeArchivio Spettacolo e CulturaSciopero globale transfemminista dell'8 Marzo, ad Aprilia una serata a cura del...

Sciopero globale transfemminista dell’8 Marzo, ad Aprilia una serata a cura del collettivo “Donne di classe”.

Articolo Pubblicato il :

Sciopero globale transfemminista dell’8 Marzo, questo sabato 11 marzo ad Aprilia un incontro a cura del collettivo “Donne di classe”. Alle 18.00 presso l’ex Mattatoio di via Catteneo, si darà il via ad una serata che avrà come tema “Il corpo”.

“Nel 2017 il movimento femminista argentino Ni Una Menos ha lanciato lo sciopero femminista per l’8 marzo. Da allora in molti paesi l’8 marzo, che il capitalismo ha sempre tentato di  trasformare in una acritica e consumistica “festa della donna”, è tornato ad essere una giornata di grandi mobilitazioni e di lotta contro il patriarcato e le sue svariate forme di oppressione e violenza. In Italia è il movimento Non Una Di Meno che proclama lo sciopero transfemminista ormai da sette anni.

Quest’anno, dato il contesto internazionale sempre più belligerante e la guerra in Ucraina a seguito dell’invasione da parte delle forze armate russe, il tema della guerra ha assunto una rilevanza centrale, così come è già avvenuto nelle mobilitazioni dello scorso novembre contro la violenza patriarcale, tanto che lo slogan guida è stato “Basta guerre sui nostri corpi”.

La guerra, infatti, è la manifestazione più feroce ed evidente della violenza su cui si basa il sistema capitalista e patriarcale. La guerra vuol dire morte, distruzione e disperazione per chi ne è direttamente colpitƏ, ma i suoi effetti nefasti vanno ben oltre.

Guerra non vuol dire solo annientamento del valore della vita umana, devastazione e forte inquinamento di territori, ma anche rafforzamento di quei rapporti di dominio e sopraffazione, che il capitalismo usa in ogni ambito per garantire profitti a una piccola élite di persone a discapito della grande maggioranza. La guerra arricchisce i venditori di armi, rafforza il patriarcato, il razzismo, l’imperialismo e lo sfruttamento, mentre non lascia spazio ai diritti.

L’economia di guerra accresce la retorica machista, annienta l’autodeterminazione delle donne e consolida ruoli sociali basati sulla divisione sessuale del lavoro.

In Italia, la propaganda bellicista che pervade l’informazione mainstream contribuisce a far passare lo spostamento di risorse per aumentare le spese militari a discapito dei servizi pubblici, come scuola e sanità, come inevitabile e quasi ovvio, mentre sarebbe necessario, al contrario, aumentare la spesa sociale da destinare alla collettività, a curare le persone (anziché ucciderle, ferirle o menomarle) e a garantire a tutt3 una vita dignitosa.

La guerra del patriarcato alle donne e alle soggettività LGBTQ*IA

Oltre al tema della guerra e delle sue tragiche conseguenze anche per i diritti delle donne e soggettività LGBTQ*IA, rimangono in piedi tutte le problematiche che questo sistema patriarcale e capitalista ci pone e che richiedono altrettanti fronti di lotta per raggiungere la piena autodeterminazione, a cominciare dalla violenza sistemica, che si traduce in un numero impressionante di stupri, femminicidi e trans*cidi, violenza domestica, discriminazioni.

Non ci sono solo le guerre fatte di bombe, proiettili e missili, ci sono anche quelle che si combattono sul corpo delle donne da sempre, per controllarle e mantenerle in uno stato di subordinazione, come i continui ostacoli che anche qui da noi, dove formalmente esiste una legge che garantirebbe la libertà di aborto, si frappongono tra le donne e la scelta di interrompere una gravidanza non desiderata, come la disparità salariale e il sessismo diffuso e spesso anche istituzionalizzato.

Lo sciopero: uno strumento essenziale di lotta

Lo sciopero è uno strumento fondamentale di lotta e quello dell’8 marzo è uno strumento potente per far convergere le lotte. Sono svariate ogni anno le sigle sindacali di sindacati di base e le singole categorie che proclamano lo sciopero per sostenere le migliaia di donne che si mobilitano per rivendicare, tra l’altro, diritti basilari, come l’abbattimento della disparità salariale e del precariato, salari dignitosi, una scuola pubblica libera dagli stereotipi di genere, un welfare universale e gratuito, ma rimane il grande vuoto della più grande organizzazione sindacale, la Cgil, che rinuncia ancora una volta a mobilitare lavoratrici e lavoratori, nonostante le sollecitazioni che arrivano dal basso, dall’interno della stessa Cgil e dai singoli posti di lavoro.

Lo sciopero dell’8 marzo pone al centro anche la grande questione del reddito, della povertà e della dipendenza economica, la quale si trasforma in una trappola da cui difficilmente ci si riesce a liberare e rende estremamente difficile alle donne praticare percorsi di autodeterminazione, figuriamoci l’uscita da situazioni di violenza domestica.

Rovesciamo il governo delle destre razziste, sessiste e transfobiche

In tutto questo non possiamo certo dimenticare l’attuale governo xenofobo, razzista, sessista e transfobico guidato dalle destre che attua, spesso in continuità con i vecchi governi “tecnici” o di “centrosinistra”, una politica familista contro l’autodeterminazione delle donne e delle soggettività LGBTQ*IA: non ci facciamo certo ingannare dal fatto che tale governo sia guidato da una donna (sull’antifemminismo di Giorgia Meloni ci sarebbe molto da dire)! Solo qualche giorno fa Giorgia Meloni vaneggiava di un’ “ideologia gender” che andrebbe a danneggiare le donne stesse, immaginando schiere di uomini in abiti “da donna” che si approprierebbero di immaginari privilegi riservati alle donne. Ha inoltre tirato fuori il tema dell’ “utero in affitto”, ovvero la “gestazione per altri”, un tema su cui non c’è una visione unitaria nel mondo femminista e la cui pratica è vietata in Italia. L’intento probabilmente è stato quello di dividere il movimento femminista e transfemminista alla vigilia dell’8 marzo, banalizzando e ridicolizzando temi complessi e sprizzando omolesbotransfobia da tutti i pori. Una sparata reazionaria nel subdolo tentativo di rovinare la buona riuscita dello sciopero. Si è ben guardata, invece, di affrontare seriamente le molteplici questioni poste con forza dal mondo femminista e transfemminista.

Scioperiamo e scendiamo nelle piazze contro patriarcato e capitalismo

Scioperiamo e scendiamo nelle piazze per fermare la violenza patriarcale sulle donne e fermare i femminicidi e i trans*cidi; contro gli stereotipi e i ruoli sociali imposti, per un welfare universale pubblico e gratuito; per il finanziamento dei centri anti-violenza; per l’aborto libero e sicuro, per la difesa della 194 e la sua piena applicazione, contro l’obiezione di coscienza sul corpo delle donne; per un salario dignitoso, contro la disparità salariale, per la difesa e il potenziamento del reddito di cittadinanza, contro le discriminazioni e le molestie sul posto di lavoro; per l’aumento generalizzato dei salari e la riduzione del tempo di lavoro giornaliero, settimanale e di vita, per riprenderci le nostre vite da subito; contro il lavoro di cura, che la società scarica quasi interamente sulle donne, svolto in forma gratuita nelle famiglie o in forma di lavoro precario e sottopagato all’esterno dell’ambito familiare; per una maternità libera e consapevole, per non lavorare fino al nono mese di gravidanza; contro le guerre che portano stragi di innocenti e devastazione dei territori; contro il razzismo, i confini armati e le politiche securitarie e antimigranti, per fermare le stragi in mare, la tratta di persone, le torture e lo sfruttamento sessuale di cui cadono vittime soprattutto donne e bambin3; scendiamo in piazza in solidarietà con la resistenza delle donne iraniane, afghane, kurde e di tutte coloro che combattono contro regimi autoritari e patriarcali.

Contro  patriarcato e capitalismo, come le donne iraniane gridiamo DONNA, VITA, LIBERTÀ!”.

spot_img
ARTICOLI CORRELATI

NOTIZIE PIù LETTE