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“Sulla riforma psichiatrica, cosa avrebbe pensato Basaglia di Aprilia?”

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L.180/78 – Sulla riforma psichiatrica, cosa avrebbe pensato Basaglia di Aprilia?

Dopo la riforma psichiatrica del 78, il processo di deistituzionalizzazione fu lentissimo ed oggi, soprattutto in alcune Regioni centro-meridionali, l’alternativa al manicomio non ha visto l’evoluzione che si prospettava. Intorno agli anni 90, i servizi territoriali psichiatrici di Aprilia (ex CIM) vennero potenziati con l’assunzione di personale a cui non seguì però un parallelo potenziamento delle strutture e dei Servizi. A distanza di 40 anni dalla riforma, Aprilia continua a non avere le strutture adeguate ma neanche più il personale che aveva, perché trasferito o andato in pensione.

In tutto questo tempo gli operatori della salute mentale, i movimenti per la psichiatria alternativa, le associazioni dei familiari, i pazienti stessi hanno intrapreso iniziative e battaglie di sensibilizzazione pubblica con l’obiettivo se non altro di cambiare una cultura che non riducesse la malattia mentale alla sola medicalizzazione. Ma ancora troppi concepiscono il malato mentale come un individuo pericoloso e da rinchiudere e molte famiglie si sentono abbandonate non riuscendo a far fronte a una problematica interna che andrebbe gestita invece all’esterno, nel tessuto sociale.

Le politiche sociali dovrebbero riappropriarsi di un proprio ruolo e, nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali, promuovere una politica volta a favorire progetti di inclusione sociale di persone che versano in situazione di disadattamento ed emarginazione dal mercato del lavoro. Il Centro Salute Mentale della ASL ha attivato e continua ad attivare progetti di tirocinio lavorativo per pazienti psichiatrici con inserimento e tutoraggio nelle scuole, negli uffici comunali, nei Servizi della ASL, in biblioteca, nelle parrocchie, in zone verdi, etc,. Purtroppo questi progetti, dopo la scadenza biennale, non trovano prospettive di continuità lavorativa sia perché sul territorio sono carenti le cooperative sociali di tipo B, finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e sia perché le imprese lavorative e lo stesso Ufficio per l’impiego, non rispettano l’inserimento mirato di lavoratori disagiati secondo la L. 68/2000.

Da aggiungere che il Piano Sociale di Zona del Comune di Aprilia, non ha mai previsto l’attivazione di Strutture Residenziali in forma di Gruppo-Appartamento per utenti di competenza psichiatrica, nè quei servizi di sostegno per il raggiungimento di un livello di autonomia e un sereno distacco dalle famiglie di origine. I gruppi-appartamento autogestiti e le case-famiglia, sono tappa di un percorso che riteniamo qualificante per l’emancipazione dei pazienti grazie al prevalere della dimensione sociale/emancipativa sulla dimensione terapeutico/farmacologica. Ma un numero considerevole di pazienti ricoverati nelle comunità terapeutiche o in cliniche psichiatriche accreditate, sono costretti a rimanere in tali strutture con un aggravio dei costi e ristabilendo, di fatto, quella concezione ottocentesca della reclusione manicomiale. Molti tentativi finora fatti dal CSM, ovvero cercare appartamenti che possano ospitare tre o quattro utenti autogestiti, sono falliti per diffidenza da parte degli affittuari. Quei rari progetti realizzati con il sostegno economico e assistenziale dei Servizi Sociali, sono la testimonianza che con le giuste risorse, un modello di cura e reinserimento territoriale è possibile.

La foto è della candidata consigliere Claudia Giovannelli.

Solo quando la salute mentale saprà curare tutti gli aspetti della vita dei malati, potrà dirsi davvero compiuta la riforma. Se Basaglia fosse ancora vivo continuerebbe a guardare le persone e non la malattia e se fosse anche cittadino di Aprilia attiverebbe quelle risorse e misure alternative da permettere non tanto un adattamento dell’uomo alla comunità, come si è cercato di fare finora forzatamente, quanto il contrario, della comunità all’uomo.

 

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