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Un terzo indagato per l’omicidio del 25enne di Aprilia Leonardo Muratovic: la Polizia arresta un 27enne di Aprilia di origini tunisine.

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Un terzo indagato per l’omicidio del 25enne di Aprilia Leonardo Muratovic, avvenuto il 17 luglio scorso ad Anzio davanti al locale “Bodeguita Club”, sulla Riviera Mallozzi: la Polizia arresta un 27enne di origini tunisine, ma nato e cresciuto ad Aprilia, luogo in cui ancora adesso risiede. Il giovane è già gravato da pregiudizi di polizia per lesioni personali e violazione della legge sugli stupefacenti. La Squadra Mobile di Roma ed il Commissariato di Anzio-Nettuno hanno eseguito il provvedimento cautelare in carcere, emesso dal GIP del Tribunale di Velletri su richiesta della Procura, lo scorso sabato, ma la notizia è emersa solo oggi. Le iniziali dell’arrestato sono O. (il nome) H.A. (il cognome), conosciuto col soprannome di Suzu. “Il soggetto – spiega la nota della Questura di Roma – è accusato di aver preso parte all’accoltellamento di Leonardo Muratovic, assieme ai fratelli Adam ed Ahmed  Ed Drissi, arrestati il 19 luglio scorso, dopo essersi costituiti spontaneamente a Roma presso la Stazione dei Carabinieri Gianicolense.

La stessa ordinanza che ha raggiunto il 27enne di Aprilia, nelle scorse ore, è stata notificata in carcere anche ai due fratelli magrebini di Anzio, destinatari di un secondo provvedimento per lo stesso fatto, ora meglio circostanziato dagli inquirenti e rafforzato dall’aggravante dei futili motivi  (l’essersi la vittima presentato presso il locale frequentato dal gruppo dei due fratelli – precisa la Questura – dal quale gli è stato intimato di allontanarsi; motivo che ha poi scatenato la lite all’esterno). Le indagini hanno restituito “un impianto accusatorio che vede diversi soggetti presenti al momento dell’aggressione del gruppo, composto sicuramente da altra persone, e nei confronti di un unico individuo: il pugile apriliano Leonardo Muratovic. I 3 arrestati sono gravemente indiziati di aver aggredito con pugni e schiaffi il 25enne e di averlo colpito con armi da taglio al petto e al fianco, cagionandone la morte. Ahmed Ed Drissi – rivela la Questura – avrebbe confessato di aver sferrato la coltellata al petto che ha provocato il decesso di Leonardo Muratovic, mentre il fratello Adam e l’amico Suzu sarebbero stati sempre presenti e partecipi sin dall’inizio. Fondamentali sono risultate alcune testimonianze, seppur reticenti e contraddittorie.

Leonardo Muratovic

“Adam Ed Drissi (classe 2001, pregiudicato per tentato omicidio, ricettazione e detenzione illegale di armi da fuoco) ed Ahmed (classe 1996, pregiudicato per porto di oggetti atti ad offendere), erano già stati sottoposti, prima a provvedimento di Fermo di indiziato di delitto da parte della Procura di Velletri, convalidato dal GIP di Roma (in quanto i due, attivamente ricercati dalla Polizia di Stato, il 19.07.2022, si erano costituiti spontaneamente a Roma presso la Stazione CC Gianicolense), – si legge nella nota della Questura di Roma – e poi a misura cautelare in carcere da parte del GIP di Velletri dopo che quello della Capitale si era dichiarato incompetente (essendo l’episodio verificatosi ad Anzio).

La medesima ordinanza è stata notificata in carcere ai due fratelli, destinatari, quindi, di un secondo provvedimento per il medesimo fatto, meglio circostanziato e qualificato nonché rafforzato dall’aggravante dei motivi abbietti e futili (l’essersi la vittima presentato presso il principale locale frequentato dal gruppo dei due fratelli dal quale gli è stato intimato di allontanarsi, motivo che ha scatenato la lite all’esterno), poiché attraverso lo sviluppo del quadro investigativo, proseguito dal delitto ad oggi senza soluzione di continuità, sono venuti alla luce alcuni aspetti chiarificatori delle motivazioni che ne erano alla base e della dinamica dei fatti, quest’ultima ancora suscettibile di approfondimenti, investigati in un clima di manifesta reticenza e omertà di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o testimoni dell’evento.

Le risultanze investigative finora acquisite hanno restituito un impianto accusatorio che vede diversi soggetti presenti al momento dell’aggressione del gruppo, composto sicuramente da ulteriori persone, non nei confronti di una opposta fazione ma verso un unico individuo, disarmato e non legato ad ambienti criminali, al contrario degli oppositori rivelatisi un pericoloso sodalizio presente sul territorio di Anzio.

I 3 soggetti di origini maghrebine ma di nascita italiana, sono gravemente indiziati di aver aggredito con pugni e schiaffi il MURATOVIC, per poi colpirlo con armi da taglio al petto ed al fianco, cagionandone la morte.

 In particolare è stato lo stesso Ahmed – scrive la Questura – a confessare di aver sferrato la coltellata al petto che ha provocato il decesso della vittima, mentre il fratello Adam e l’amico detto “Suzu” sono stati sempre presenti e partecipi sin dall’inizio delle prime minacce proferite alla vittima (evidentemente figlie di pregressi attriti), tanto che il trio viene ripreso pure successivamente da una telecamera del Comune di Anzio presente in zona, mentre fuggono insieme.

Fondamentali sono risultate alcune testimonianze, seppur reticenti e contraddittorie, ma univoche nell’indicare la partecipazione dei tre alle fasi antecedenti, concomitanti e soprattutto successive all’aggressione: nessuno ha però indicato o visto l’autore o gli autori delle due coltellate, presumibilmente, anche secondo i riscontri autoptici, inferte da due coltelli diversi e di conseguenza da due persone differenti.

Il GIP del Tribunale di Velletri ha, quindi, sposato le tesi accusatorie proposte dalla relativa Procura, su congiunte indagini della Squadra Mobile e del Commissariato, che inquadrano il comportamento tenuto dagli arrestati come assolutamente inequivoco nell’aver fornito un contributo materiale e morale nell’omicidio di Leonardo Muratovic”.

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