Operazione Assedio. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Antonio Fusco, 62 anni, contro la decisione del Tribunale di Roma che aveva confermato per lui la misura degli arresti domiciliari con l’accusa di usura. Il 62enne pontino, imprenditore con affari anche in Africa e conosciuto come “zì Marcello” è finito nella maxi operazione della Direzione distrettuale antimafia che nei giorni scorsi ha determinato lo scioglimento per mafia del Comune di Aprilia. Fusco è accusato di usura aggravata dal metodo mafioso in concorso con due pezzi da novanta del clan Forniti di Aprilia: Luca De Luca e Marco Antolini. Il capo d’imputazione è chiaro: i tre avrebbero prestato soldi a strozzo a un commerciante di autoveicoli di Aprilia: 180mila euro. Dopodiché avrebbero preteso somme variabili tra i 13mila e i 15mila euro mensili a titolo di interesse usurario.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Vasaturo, aveva chiesto la revoca della misura cautelare sostenendo che non ci fossero prove sufficienti e che le dichiarazioni della persona offesa smentirebbero l’esistenza di un rapporto usuraio.
“Era emerso che Fusco ed Antolini avevano gestito tramite prestanome il ristorante “Giovannino al mare” effettuando un notevole investimento. Si tratta di elementi che indicavano le strette correlazioni tra il ricorrente e le organizzazioni criminali agenti sul territorio, segnalando un sicuro pericolo di reiterazione”, si legge nella sentenza.
Secondo i giudici, questo contesto dimostra un rischio concreto sia di reiterazione del reato sia di inquinamento delle prove, giustificando così la permanenza della misura cautelare. La Corte ha infine condannato Antonio Fusco al pagamento delle spese processuali e al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.