Uno degli indagati nell’ambito dell’operazione Assedio, che il 3 luglio scorso ad Aprilia ha portato a diversi arresti tra cui l’ex sindaco Principi, ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere la scarcerazione. Sono passati più di sei mesi da quando tale terremoto giudiziario si è abbattuto sulla città a nord della provincia di Latina. La durezza del carcere si fa sentire. La Cassazione però ha respinto il ricorso e ha rincarato la dose sottolineando come ad Aprilia vi fosse: “Un’associazione in gradi agire sul territorio con autonoma capacità di intimidazione (…) assumendo i caratteri propri dell’associazione mafiosa”. Una considerazione che conferma quanto contenuto dell’ordinanza che ha portato ai 23 arresti di luglio e che fa riflettere soprattutto perché a breve il lavoro della Commissione d’Inchiesta che sta lavorando in Comune terminerà e sapremo se l’ente di piazza Roma sarà sciolto per mafia.
La Cassazione inoltre spiega che il Tribunale “ha ampiamente e logicamente motivato in merito alla sussistenza della contestata associazione alla quale l’indagato è accusato di partecipare, nonché al suo carattere mafioso”. Attorno alla figura di Patrizio Forniti, in pratica, al vertice dell’associazione, “si è nel tempo coagulato un sodalizio sopravvissuto alla sua scarcerazione”. A sostengo di tutto questo ci sono le numerose intercettazioni che hanno portato alla luce una serie di conversazioni che hanno documentato l’esistenza del vincolo associativo e la chiara identità di chi conversava di appartenere ad un sodalizio con un’identità e un apparato organizzativo riconoscibili.
Ci sono poi i metodi utilizzati per affermare il prestigio del gruppo che, sempre secondo la Cassazione, “erano metodi tipicamente mafiosi”. (fonte Messaggero Latina)