Corruzione per i lavori al porto di Gaeta: la Finanza indaga 3 persone, due funzionari ed un imprenditore.
Corruzione per i lavori al porto di Gaeta: scatta un’operazione della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Latina. Le fiamme gialle del Gruppo di Formia, al termine di un’articolata indagine...
Corruzione per i lavori al porto di Gaeta: scatta un’operazione della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Latina. Le fiamme gialle del Gruppo di Formia, al termine di un’articolata indagine - coordinata dalla Procura di Cassino - hanno provveduto a notificare a tre soggetti l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Si tratta di due funzionari pubblici dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, che ha sede a Gaeta, e di un imprenditore edile casertano. Le indagini - eseguite tra il 2021 ed il 2022 - hanno interessato, come detto, la regolarità delle procedure relative ai lavori per la messa in sicurezza del porto di Gaeta. In particolare si parla di un appalto del valore di 103 mila euro per la pavimentazione della Banchina di Riva della Darsena dei Pescherecci. I due funzionari pubblici avrebbero ricevuto dall’imprenditore casertano tangenti e regalie in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto.
“La condotta ipotizzata a carico dei tre indagati – si legge nella nota della Finanza - è quella di concorso nel reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e riguarda l’affidamento di un pubblico appalto del valore di circa € 103.000,00, relativo alla manutenzione straordinaria della pavimentazione della “Banchina di Riva della Darsena dei Pescherecci di Gaeta.
Secondo l’ipotesi investigativa, i pubblici funzionari interessati avrebbero ricevuto dall’imprenditore casertano tangenti e regalie in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto in questione.
Inoltre, le Fiamme Gialle hanno potuto constatare come già in epoca antecedente allo svolgimento della gara d’appalto, ovvero nella fase di sorteggio delle ditte partecipanti al bando, fossero state ammesse ben sette società su dodici di fatto riconducibili all’imprenditore edile, destinatario, tra l’altro, di misure interdittive antimafia.
Proprio in ragione di tale ultimo provvedimento, l’appaltatore aveva provveduto ad intestare fittiziamente a parenti e/o prestanome le varie società, pur di poter partecipare ugualmente ai bandi di gara indetti dalla Pubblica Amministrazione.
L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza a presidio della sicurezza economico-finanziaria del Paese e nel contrasto alla corruzione ed ai reati contro la Pubblica Amministrazione, condotte che oltre a consentire indebiti vantaggi a chi le commette, sottraggono alla collettività pubbliche risorse, a discapito dei cittadini e imprenditori onesti che rispettano le regole”.