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Don Luigi Ciotti cittadino onorario di Genzano.  Oggi l’incontro con i giovani del territorio al “Cynthyanum”.

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Don Luigi Ciotti cittadino onorario di Genzano.  Oggi incontrerà  giovani del territorio al cinema “Cynthyanum”. L’incontro – organizzato dal Comune e dai Salesiani Don Bosco di Genzano –  si terrà alle 11.00 di questa mattina. Con l’occasione, si procederà al conferimento della cittadinanza onoraria a don Luigi Ciotti, “per la sua lunga e preziosa esperienza nella lotta alle vecchie e nuove povertà, a difesa dei diritti e della legalità”.

Il Consiglio Comunale di Genzano ha da poco deliberato di conferire la cittadinanza onoraria a Don Luigi Ciotti con voto unanime. La giornata di incontro di oggi sarà dedicata ai giovani e alle giovani del territorio.

Don Luigi Ciotti: una vita dedicata a emarginati e lotta alle mafie.

Fondatore del Gruppo Abele, per il sostegno ai tossicodipendenti, e dell’associazione Libera, per combattere la violenza delle associazioni mafiose, il sacerdote, da anni attivo a favore degli ultimi, è il simbolo del “prete di strada”.

Nato a Pieve di Cadore, in Veneto, il 10 settembre 1945, ha dedicato la vita al sostegno degli emarginati e alla lotta contro le mafie.

A 5 anni si trasferisce con la famiglia a Torino e, nel novembre del 1972, viene ordinato sacerdote nel capoluogo piemontese dal cardinale Michele Pellegrino che gli dice: “La tua parrocchia sarà la strada”.

Don Luigi Ciotti continua perciò a occuparsi dei bisogni dei fedeli e in particolare delle persone più in difficoltà, come aveva iniziato a fare già parecchi anni prima.

Nel 1965 fonda a Torino il Gruppo Abele, un’associazione che, come si legge sul sito ufficiale, è diretta a “sostenere chi affronta un momento difficile, accompagnandolo in un percorsi personalizzato per recuperare un posto nella società che lo ha messo ai margini”.

Il nome iniziale dell’associazione è Gioventù Impegnata, ma nel 1968 viene cambiato in quello attuale prendendo spunto da un servizio di Sergio Zavoli intitolato “I giardini di Abele”, in cui si parla della prima esperienza di apertura dei manicomi avvenuta a Gorizia. L’appellativo “Abele” viene adottato con il proposito di capovolgere l’atteggiamento indifferente ed egoistico rappresentato dalla figura di Caino.

Tra le prime attività del Gruppo Abele c’è un progetto educativo negli istituti di pena minorili e la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere. Nel 1973, invece, viene inaugurato il “Centro Droga” a Torino, chiamato “Molo 53”, che accoglie giovani con problemi di tossicodipendenza e rappresenta, all’epoca, un luogo unico in Italia al quale faranno seguito le aperture di varie comunità.

Due anni dopo le battaglie dell’associazione portano alla promulgazione della prima legge italiana non repressiva sull’uso delle droghe: la 685 che considera la tossicodipendenza un problema sociale e sanitario e non solo di ordine pubblico.

Il gruppo Abele oltre alla tossicodipendenza si occupa anche di detenuti, prostituzione e povertà rivolgendosi a tutte le persone in difficoltà ed emarginate dalla società.

Dagli anni ’90, Don Ciotti affianca al sostegno agli emarginati anche il contrasto alla criminalità organizzata.

Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui furono uccisi i guidici Falcone e Borsellino, il sacerdote fonda il mensile Narcomafie e, nel 1995, il coordinamento “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

L’anno successivo con Libera promuove la raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, e nel 2010 una seconda grande campagna nazionale contro la corruzione.

Nel 2014 presenta al parlamento europeo la piattaforma “Restarting the Future” per il contrasto alla corruzione, proponendo una direttiva a tutela del whistlebowing, ossia di chi segnala gli illeciti, l’istituzione di una Procura europea e il riconoscimento del 21 marzo come data europea dedicata ai famigliari delle vittime innocenti di tutte le mafie.

Don Ciotti vive sotto scorta proprio a causa dell’impegno contro la criminalità organizzata che gli ha fatto ricevere varie minacce, anche di morte, da parte dei capo cosca. Totò Riina dal carcere disse di lui: “Questo prete somiglia a padre Puglisi”. E quindi per il boss deve fare la stessa fine: “Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo”.

Don Ciotti ha uno stretto rapporto con Papa Francesco, al quale si rivolgerebbe dandogli del tu. Nel marzo del 2014 il Pontefice, appena eletto dal Vaticano, ha partecipato alla giornata della memoria di Libera dando un chiaro segnale di vicinanza al sacerdote.

Nel corso degli anni Don Luigi Ciotti ha collaborato con testate giornalistiche e nel 1996 è stato nominato cavaliere di gran croce dell’ordine al merito della Repubblica Italiana.

Scrittore di numerosi libri sul disagio sociale e la legalità, rimane una delle principali personalità italiane impegnate nel recupero e sostegno dei più deboli.

“La mia vita è piena delle vite degli altri”, ripete spesso don Luigi Ciotti.

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