“Uno scambio politico-mafioso di voti portò all’elezione dell’ex sindaco di Anzio Candido De Angelis”. E’ quanto sostiene la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che ha iscritto l’ex primo cittadino e altri quattro ex componenti della sua giunta sul registro degli indagati. Secondo quanto si apprende, nel comune di Anzio – ora sciolto per infiltrazioni mafiose, insieme a quello di Nettuno -, sul litorale romano, avrebbero beneficiato dei favori elettorali dei boss, finiti in manette nell’operazione Tritone. Negli atti d’indagine infatti, e nella relazione della commissione d’accesso nominata dal ministero dell’Interno si legge di come le famiglie Madaffari, Perronace, Tedesco e Gallace abbiano condizionato le elezioni politiche orientando i voti. Nelle relazioni che hanno portato allo scioglimento dei comuni di Anzio e Nettuno, vengono riportate alcune intercettazioni telefoniche tra gli esponenti dei clan dove si accordavano su chi far confluire i voti. E’ fissato intanto per questo venerdì 12 aprile l’interrogatorio in Procura per l’ex sindaco De Angelis davanti al pm che sta seguendo l’indagine. De Angelis è assistito dall’avvocato Paolo Dell’Anno.
“Due giorni dopo l’arresto di un esponente di Fdi a Palermo, apprendiamo che secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nelle elezioni politiche del Comune di Anzio, sciolto per mafia insieme a Nettuno, ci sarebbe stato un voto di scambio politico-mafioso e a beneficiare del sostegno elettorale dei boss sarebbero stati ex assessori e ex consiglieri comunali di Fdi e FI, tutti legati all’ex sindaco De Angelis. Un quadro sconcertante, con buona pace della continua retorica muscolare del partito di Giorgia Meloni sulla legalità e sull’antimafia. In Italia c’è una vera e propria emergenza legalità, da Torino a Palermo passando per la Puglia. L’unica forza politica a sollevare la questione morale nelle istituzioni e nella classe dirigente italiana è il Movimento 5 Stelle, che è nato per affermare ovunque i principi della legalità e della trasparenza.
Nel frattempo, il governo Meloni e la sua maggioranza smantellano la normativa per il contrasto alla corruzione, alle mafie affariste e ad ogni forma di malaffare dei colletti bianchi. Ne fanno anche un vanto, provando a ridicolizzare il M5S e l’ex ministro Bonafede, che hanno approvato la migliore legge anticorruzione che l’Italia abbia mai conosciuto, elogiata e presa a modello a livello internazionale”.
Lo affermano in una nota la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S, e il consigliere regionale del Lazio Adriano Zuccalà, capogruppo M5S