Mercato parallelo delle auto rubate: La Polizia Stradale esegue tra Roma, Nettuno e Marino 12 ordinanze di custodia cautelare.
Mercato parallelo delle auto rubate: la Polizia Stradale di Roma esegue tra Roma, Nettuno e Marino 12 ordinanze di custodia cautelare e recupera un centinaio di veicoli rubati. Mercatoparallelo di aut...
Mercato parallelo delle auto rubate: la Polizia Stradale di Roma esegue tra Roma, Nettuno e Marino 12 ordinanze di custodia cautelare e recupera un centinaio di veicoli rubati.
Mercato
parallelo di auto rubate: la Polizia Stradale di Roma esegue tra la Capitale,
Nettuno e Marino 12 ordinanze di custodia cautelare e recupera un centinaio di
veicoli rubati. Si è conclusa all’alba l’operazione denominata “Hybrid”,
coordinata dal pool Reati Gravi contro il Patrimonio della Procura di Roma. L'indagine
è stata particolarmente articolata e il bilancio complessivo di quasi 1 anno di
lavoro, ha consentito agli uomini della Polstrada di arrestare in totale 30
persone (tra italiani, albanesi, moldavi e polacchi) di cui 18 nel corso degli 11
mesi di investigazioni, ed altre 12 persone questa
mattina all’alba. Gli arresti sono stati
eseguiti, come detto, tra Roma ed i comuni di Nettuno e Marino, con l’impiego di oltre 90 uomini della Stradale e con l’ausilio delle unità cinofile della Questura di Roma.
Le
misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della
Procura, sono state disposte per i reati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di veicoli, furto,
ricettazione, falso ed occultamento di documenti, con l’aggravante della trans
nazionalità. In molti casi, infatti, i crimini venivano pianificati e
controllati da altri Paesi (Polonia, Bulgaria, Albania, Spagna e Germania). A
capo della banda vi era un cittadino albanese, ben noto alle forze di Polizia,
che si avvaleva della stretta collaborazione di due fidati complici italiani. L’operazione
ha consentito di recuperare un centinaio di veicoli rubati (molti già smontati
e ridotti in pezzi di ricambio) insieme
ad un’ingente mole di documenti e
attrezzature destinate alla realizzazione dell’illecita attività. Le auto “ripulite” – secondo gli investigatori
- venivano distribuite in Italia e nei paesi dell’est Europa.
“Gli
arresti – spiega nel dettaglio la Polizia Stradale - sono stati eseguiti tra
Roma ed i comuni Laziali di Nettuno e Marino,
con l’impiego di oltre 90 uomini della polstrada e con l’ausilio delle unità cinofile della Questura di
Roma; mentre per uno di loro, spostatosi
a Codroipo (Udine), le manette sono scattate grazie all’intervento della Sala
Operativa della Questura di Udine.
Le
attività investigative, condotte dalla squadra di polizia giudiziaria del
Compartimento Polizia Stradale di Roma e coordinate dalla Procura della
capitale, hanno consentito - oltre all’arresto di 30 persone nel corso
dell’intera operazione - di recuperare non meno di un centinaio di veicoli
rubati (talvolta già smontati e ridotti in pezzi di ricambio) insieme ad ingente mole di documenti e attrezzature destinate alla realizzazione
dell’illecita attività.
L’iter
era, ormai, consolidato e si articolava su un duplice canale: da un lato i criminali individuavano i veicoli
più idonei per la “cannibalizzazione”, ovvero lo smontaggio dei costosi pezzi
di ricambio che, privati degli elementi identificativi, venivano immessi nel
mercato internazionale clandestino, anche attraverso i circuiti di vendite on
line. Tra questi veicoli ve ne erano molti a propulsione ibrida, atteso
l’ingente valore del sistema batteria tipico
delle auto di nuova generazione;
dall’altro
lato, mettendo in campo le loro specializzate competenze, i criminali
individuavano i veicoli di grossa cilindrata da
vendere in nero nel mercato parallelo
e ne effettuavano la nazionalizzazione
attraverso l’impiego di documenti esteri falsi o di illecita provenienza. Le
auto “ripulite” venivano, poi,
distribuite in Italia e nei paesi dell’est europeo.
Gli
investigatori, negli 11 mesi di
indagine, hanno ricostruito la struttura dell’organizzazione criminale,
individuando gli specifici ruoli e competenze di ciascuno.
A
capo della banda vi era un cittadino albanese, ben noto alle forze di Polizia,
che si avvaleva della stretta collaborazione di due fidati complici italiani e
di un assortito gruppo di malviventi a cui erano affidati precisi incarichi:
come il furto delle auto, il trasporto delle
stesse presso le officine improvvisate, chirurgiche attività di smontaggio, il
reperimento dei documenti di illecita
provenienza per le nazionalizzazioni, fino ad arrivare alla spedizione dei veicoli ripuliti verso il mercato dei
Paesi esteri, senza farsi mancare un attento servizio di
staffetta dedicato. I ladri d’auto in più occasioni non hanno esitato a mettere
a rischio la sicurezza stradale per sfuggire all'alt della Polizia.
Nell’attività
criminale erano coinvolti anche due autodemolitori della periferia romana che
avevano il compito di far sparire definitivamente le parti delle auto “scomode”
frantumandole dentro le presse.
In
uno degli interventi dalla Polizia
Stradale è stato fermato un autotreno, con gli interni perfettamente “schermati”,
ove erano stati celati centinaia di pezzi di ricambio, appartenenti a ben 18
veicoli di media e grossa cilindrata, rubati a Roma e provincia e diretti in
Polonia.
In
tutte le fasi delle indagini è emerso come
la strategia criminale perseguita fosse ben coordinata e seguisse
sequenze precise, nei tempi e nelle modalità, come una vera e propria attività
imprenditoriale.
In
particolare i vertici dell’organizzazione avevano imposto l’adozione di tutte
le cautele necessarie, come cambiare
frequentemente base di appoggio (capannoni, box e officine), sempre prescelte
in luoghi isolati, e telefoni cellulari, registrando sia le une che gli altri
ad intestatari fittizi.
L’organizzazione, ben inserita nei contesti criminali romani,
vantava un forte vincolo associativo, oltre che al possesso di ingenti risorse di denaro, derivanti dal
riciclaggio di veicoli, ma anche dallo spaccio di sostanze stupefacenti.
E’
emerso inoltre che i proventi illeciti venivano impiegati nell’acquisto
dell’attrezzatura meccanica e tecnologica per le attività criminose, nonché nel sostegno delle famiglie e nell’assistenza
legale ai membri dell’organizzazione rimasti coinvolti in
vicende giudiziarie.
Tra
gli arrestati, 10 sono stati
accompagnati presso il Carcere di Regina
Coeli, mentre per due di loro è stata disposta la detenzione domiciliare.
Durante
la perquisizione sono stati, inoltre, sequestrati 30 grammi di marijuana
nascosti nell’abitazione di uno dei membri dell’organizzazione. Sono ancora in
corso accertamenti per recuperare eventuali ulteriori proventi dell’attività
illecita”.