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Shoah – All’istituto Manfredini di Pontinia la testimonianza di Pupa Garibba

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L’urgenza della testimonianza, la cura delle parole, la forza dei documenti, la potenza del messaggio. Nell’incontro con gli studenti dell’Istituto Comprensivo Manfredini di Pontinia Pupa Garribba ha lasciato una traccia indelebile di sé, raccontando una storia, la sua, lunga ottantotto anni con un’energia e una volontà capaci di scuotere le coscienze di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di ascoltarla. Nelle due
ore generosamente concesse ai discenti, Pupa ha rievocato – con dolore ma senza nulla omettere – le vicende della sua esistenza: dal grembiule bianco di bimba di tre anni mai usato per il divieto (anche) ai piccoli ebrei di frequentare la scuola pubblica dopo l’emanazione delle leggi razziali (e razziste…) del 1938, alle pietose bugie dei genitori per nascondere la terribile verità, alla contemporanea presenza di donne e
uomini (pochi) capaci di non perdere l’umanità e della moltitudine che, per vigliaccheria o per tornaconto, fingeva di non vedere o si arricchiva vendendo ai fascisti (5 mila lire un uomo, 3 mila una donna, 2 un bambino…) in uno sprofondare verso un baratro di ignominia e disonore a cui non ha certamente posto
rimedio il ritorno – per chi ha avuto la fortuna del ritorno – ad un’impossibile normalità. E poi la speranza e l’invito a non abbassare la guardia: la fiducia nella scuola, nella convinzione che ricordo è sinonimo di libertà, e il timore che l’orrore possa trovare terreno fertile nell’indifferenza e nei soprusi che – oggi come allora – cambiano faccia ma non scompaiono, con un richiamo all’aggressione dell’Ucraina che ha ricordato
come non si debba considerare acquisito per sempre il diritto alla pace.

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