Anguria a 29 centesimi: “chi paga davvero il conto?”. “La catena della legalità si spezza” secondo Confagricoltura Latina.
Anguria a 29 centesimi: “chi paga davvero il conto?”. “La catena della legalità si spezza” secondo Confagricoltura Latina. “I prezzi allettanti dovrebbero far suonare un campanello d’allarme. - commen...
Anguria a 29 centesimi: “chi paga davvero il conto?”. “La catena della legalità si spezza” secondo Confagricoltura Latina. “I prezzi allettanti dovrebbero far suonare un campanello d’allarme. - commenta il direttore della Confagricoltura Latina, Mauro D'Arcangeli - Perché dietro al banco della frutta, c'è un’intera filiera in ginocchio”. Secondo stime di Confagricoltura, i costi di produzione effettivi delle angurie superano i 20 centesimi al chilo. Il margine è quindi negativo. “Non possiamo accettare che il valore del cibo venga distrutto. - commenta D’Arcangeli - e che la dignità del lavoro agricolo venga compressa in promozioni da volantino. Serve un patto nuovo per ridare valore alla terra e dignità a chi la lavora”.
Le dichiarazioni di Mauro D'Arcangeli:
“Una promozione come tante: angurie a 0,29 euro al chilo in un noto supermercato. Un prezzo allettante per il consumatore medio, ma che dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. Perché se l'anguria costa meno di una bottiglietta d’acqua, chi sta davvero pagando il resto del conto?
Io me lo sono chiesto, da uomo che vive ogni giorno il mondo agricolo e vede in prima linea i volti, le mani e le fatiche di chi rende possibile quel prodotto. Perché dietro al banco della frutta, c'è un’intera filiera in ginocchio.
Una filiera in squilibrio:
oggi il prezzo riconosciuto al produttore per un chilo di angurie è mediamente tra i 10 e i 12 centesimi. Ma secondo stime di Confagricoltura, i costi di produzione effettivi superano i 20 centesimi al chilo. Il margine è quindi negativo. E non si tratta di un'eccezione: è ormai una regola strutturale, per molti comparti ortofrutticoli.
Un chilo di anguria richiede: piantine innestate di qualità; plastica e impianti per la pacciamatura e l'irrigazione; trattamenti fitosanitari, concimi, manodopera qualificata; bins, raccolta, trasporto, mediazione commerciale. Se poi la merce rimane invenduta o non viene raccolta, il danno economico è doppio. L'agricoltore deve scegliere tra perdere tutto o vendere sottocosto.
Il caporalato e l’agricoltura reale
Si parla spesso di caporalato, ed è giusto farlo. Ma c'è anche un'agricoltura seria, trasparente, fatta da imprenditori che rispettano le regole, i contratti, la dignità dei lavoratori. Penso all'Agro Pontino, dove opero da anni: un territorio che finisce spesso al centro della cronaca, ma che ospita centinaia di aziende che hanno incluso nel loro contesto lavorativo i propri dipendenti, creando relazioni stabili, legali, dignitose.
Il problema è che, anche per queste realtà, è sempre più difficile rimanere in piedi. Se i prezzi al produttore non permettono nemmeno di coprire i costi, come si può garantire legalità e sostenibilità?
Mancanza di manodopera ed inefficacia del decreto flussi
Lo sappiamo: le domande vengono accolte, ma le autorizzazioni arrivano con mesi di ritardo. A volte quando la campagna è già finita. Nel frattempo, le aziende restano senza operai. E l'alternativa è o non raccogliere, o rischiare di cadere nell'irregolarità.
Nel mio settore, la maggior parte degli imprenditori vuole lavorare in regola. Ma servono strumenti che funzionano. Lo ha ribadito più volte anche Confagricoltura: non si combatte lo sfruttamento criminalizzando le imprese, ma aiutandole ad assumere legalmente.
Il consumatore è corresponsabile?
È facile puntare il dito sul consumatore. Ma parliamoci chiaro: molti cittadini hanno poche risorse. Comprano ciò che costa meno. Il vero problema è che chi controlla e imposta i meccanismi della filiera raramente si pone queste domande.
Se la grande distribuzione impone prezzi stracciati, e lo Stato non garantisce manodopera regolare nei tempi giusti, l'agricoltore si trova da solo. E tutta la catena della legalità si spezza.
Serve un patto nuovo tra filiera, Stato e consumatore
Non possiamo accettare che il valore del cibo venga distrutto. Che la dignità del lavoro agricolo venga compressa in promozioni da volantino.
Serve un patto nuovo: tra chi produce, chi controlla, chi distribuisce e chi acquista. Per ridare valore alla terra. E dignità a chi la lavora.
Il prezzo dell'anguria a 29 centesimi non è un affare. È il segnale che qualcosa si è rotto. E che va ricostruito subito, prima che sia troppo tardi.