"Latina. Attese infinite per 13 esami diagnostici e il pronto soccorso scoppia come in estate"

“Il tempopassa, ma nulla cambia nella sanità pontina. Non sono mancati annunci epromesse da parte della Regione, quanto i risultati. Le liste d’attesa restanolunghe ed estenuanti, i Pronto Soccorso es...

A cura di Redazione
15 marzo 2019 15:00
"Latina. Attese infinite per 13 esami diagnostici e il pronto soccorso scoppia come in estate" -
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“Il tempo
passa, ma nulla cambia nella sanità pontina. Non sono mancati annunci e
promesse da parte della Regione, quanto i risultati. Le liste d’attesa restano
lunghe ed estenuanti, i Pronto Soccorso esplodono. Serve un piano straordinario
per la provincia di Latina”. Giuseppe Simeone, consigliere regionale di FI e
presidente della commissione Sanità, interviene sugli ultimi dati riguardanti i
tempi eccessivi per gli esami diagnostici. “Non possiamo non constatare il
protrarsi di una forte criticità del sistema sanitario regionale, in quanto
compromette l’accessibilità e la fruibilità delle prestazioni da erogare –
afferma Simeone – si tratta di un problema che tutti, al di là del colore
politico, abbiamo il dovere di affrontare con serietà e pragmatismo. Prendiamo
atto degli ultimi dati forniti dal servizio Recup della Regione Lazio, secondo
i quali sono davvero poche le prenotazioni fissate entro i 60 giorni previsti
dalla legge. Nell’Asl di Latina i tempi d’attesa massimi relativi a 13 esami
strumentali sono rispettati in quota inferiore del 50%. Stiamo parlando in
particolare della Tc dell’addome, del capo e del rachide e speco vertebrale,
come pure di alcuni tipi di Risonanze. Su tutti la Rmn del cervello, prostata e
vescica, nonché muscoloscheletrica. Attese snervanti pure per Ecografie ed
Ecocolordoppler. I numeri sono impietosi e riguardano un lasso di tempo
rilevante, che va dal 4 febbraio al 10 marzo di quest’anno. E questo avviene
nonostante ben tre piani straordinari della Regione Lazio siano stati promossi
per accorciare i tempi. Anche l’Asl di Latina deve ripensare al suo modello. La
realtà pontina necessità di un piano ad hoc sulle liste d’attesa. Una situazione
deficitaria che fa il paio con il caos nelle strutture d’emergenza. I Pronto
Soccorso esplodono. Ormai sono diventati degli autentici ‘gironi infernali’.
Desta sempre più preoccupazione lo stato del pronto soccorso dell’ospedale
Santa Maria Goretti di Latina. Nella giornata di lunedì 10 marzo il principale
ospedale della provincia pontina è stato in cima alla classifica, per numero di
accessi, della Regione Lazio seguito dal Policlinico Gemelli a 131 e da quello
di Tor Vergata a 136 come dimostrano i dati pubblicati sul sito istituzionale
della Regione Lazio. Il numero di pazienti è cresciuto rapidamente ed in modo
esponenziale. Intorno alle 12:15 si è toccata la punta di 140 pazienti. Di
questi 41 in sala di attesa, 40 in trattamento, 48 in attesa di ricovero o
trasferimento, 11 quelli in osservazione. Una situazione che ha creato non
pochi disagi sia sotto il profilo dell’erogazione delle prestazioni che della
gestione dei già limitati spazi a disposizione. Manca la capacità, da parte di
chi ha governato la Regione Lazio, di creare una rete territoriale di
assistenza basata su una sinergia tra Case della salute, ambulatori di medicina
generale e ospedali. Non giova certamente la scelta di chiudere i punti di
primo intervento. Nei distretti mancano medici e infermieri, sembrano quasi
‘svuotati’. Per le Case della salute il cui ruolo nell’offerta sanitaria non si
sa ancora quali risultati abbia prodotto. Programmare, individuare le priorità
ed attuarle, come hanno fatto altre Regioni nelle stesse condizioni del Lazio,
nell’ambito e nei limiti di quanto previsto dal piano di rientro non dovrebbe
essere una eccezione ma la normalità per chi ha l’onore e l’onere di governare.
Le mani che, per primo, e per richiamare una frase dello stesso Zingaretti,
deve rimboccarsele lui prendendo atto dei fallimenti passati e trovando
soluzioni concrete magari prendendo atto di tutti gli spunti e le proposte che,
come opposizione, gli abbiamo fornito e che ha preferito far cadere nel nulla.
Oggi i risultati che si compiono nella sanità del Lazio, e della provincia di
Latina, hanno un solo protagonista che sono i medici, gli infermieri ed i
tecnici che in assenza di interventi rapidi e di programmazione seria non si
sono solo rimboccati le maniche ma stanno letteralmente facendo i salti mortali
per dare adeguata assistenza ai pazienti. Il risultato è che a pagare oggi sono
solo i nostri cittadini privati di servizi, costretti a rinunciare alle cure
perché purtroppo non hanno disponibilità per rivolgersi al privato. La sanità
che Zingaretti ha regalato al Lazio è una sanità al ribasso. Segnata da
inadempienze e lacune. Cristallizzata nell’inerzia di chi continua a vendere
fumo piuttosto che concentrarsi su quello che non solo si può, ma si deve
fare”.

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