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Aprilia – “Casello 45 ha troppi problemi, ci sentiamo abbandonati”

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“I lembi di un tappeto. Storia di una periferia.” Lunga lettera dell’associazione consortile Colle dei Pini a Casello 45, ad Aprilia, a firma del presidente Paolo Pesciatini e dei due vicepresidenti Francesco Saverio Salimei e Aldo Lamberti.

Casello 45 è un territorio di confine della città di Aprilia e facente parte della provincia di Latina. Confina con la periferia di Nettuno e Anzio, facenti parte della provincia di Roma, ovvero Città Metropolitana. Nel loro contesto, nei fatti accaduti, sono i lembi di un tappeto che tutte le istituzioni alzano per nascondere la polvere che tolgono dal loro territorio centrale.

I primi di settembre, casualmente e come presidente del consorzio di Casello 45, vengo a sapere che è stato istituito un Centro di Accoglienza in una ex clinica per anziani che era stata chiusa per problemi sanitari e di corretta conduzione.

Tra le molte telefonate di protesta, di quel fatidico giorno e l’incontro fortuito con la responsabile della cooperativa che gestisce il centro, riuscii a contattare il Sindaco di Aprilia (Antonio Terra) ottenendo un incontro per la mattinata del 4 settembre nel nostro consorzio; nella breve telefonata si ribadiva il dissenso della popolazione ad ospitare il centro. Nella concitata diatriba di quel giorno (1/9/17), la responsabile del centro ci comunicava che gli attuali ospiti erano 15 e che la struttura era stata necessaria, in accordo con la Prefettura, in quanto non erano stati rinnovati i contratti di affitto nell’abitato di Aprilia. Come mai? Neanche il Sindaco rispose alla domanda.

Nella mattinata del 4 settembre gli ospiti lievitarono a circa 18 unità. Ovviamente il Sindaco, che non è entrato nella struttura, era totalmente all’oscuro dell’evento. Certo è che Aprilia avrebbe dovuto avere, per densità di popolazione, circa 125 migranti (dato riportato dal Sindaco) nel suo territorio.

In coordinamento con il Sindaco, riusciamo ad ottenere una riunione con l’Assessore ai servizi sociali (Sig.ra Eva Torselli) e la responsabile della cooperativa (denominata Karibù, con sede a Sezze), gestore del centro, per il 11 settembre.

Il giorno 11 settembre, su nostra esplicita richiesta e per esporre le nostre contrariate ragioni, otteniamo un incontro nel nostro territorio con l’Assessore ai servizi sociali. In tale incontro vengono esposte (per iscritto) le limitazioni da imporre alla cooperativa e i suoi ospiti riguardo l’uso dell’unica strada di accesso al comprensorio e, riguardo le incombenze comunali, la manutenzione della stessa e l’installazione di un lampione pubblico per l’illuminazione dell’incrocio pericoloso e dell’entrata carrabile della struttura. Nella stessa riunione si veniva a conoscenza che gli ospiti erano “circa” 20.

Il giorno 12 settembre, nella riunione istituzionale, il numero dei migranti ospitati, riportati dalla responsabile, erano “circa” 30. Ma non venne fornito dalla stessa il numero massimo assimilabile nella struttura o, meglio, con una dialettica fastidiosa sorvolava il problema scaricando sulla Prefettura e la situazione emergenziale il numero ammissibile degli ospiti.

Venne esposta la situazione precaria del comprensorio che vede la mancanza di fognature (effettuate solo per un quinto), di acqua potabile e di servizi TPL. Inoltre ha una situazione stradale fatiscente e senza illuminazione pubblica, in specie la strada usata dalla cooperativa per l’ingresso dei propri mezzi. Il comprensorio, che soffre anche la presenza di altri extracomunitari e di una forte componente di disoccupazione, non è mai interessato da mezzi di pubblica sicurezza o Vigili Urbani ed altro ancora che va a condannare il territorio ad una forte svalutazione. Nel complesso siamo dimenticati dallo Stato e dalle istituzioni più prossime, vanificando i sacrifici delle famiglie nel valutare i propri immobili che non sono investimenti ma risparmi. La presenza del Centro va ad impoverire ulteriormente il territorio e le famiglie residenti.

Per avere contezza di quanto avveniva nel Centro e per rassicurare la popolazione residente, si chiedeva alla cooperativa di assumere personale disoccupato del comprensorio allo scopo di avere referenti verso gli abitanti e diminuire le reticenze degli stessi. Un modo per facilitare l’integrazione degli ospiti. Hanno rifiutato in modo deciso. Avrebbero assunto solo personale specializzato. Venne ulteriormente richiesto di accedere al Centro per verificare le condizioni degli ospiti e il loro numero. Ma la responsabile ribadiva che non era possibile; era necessario un permesso speciale rilasciato dalla cooperativa. Il Permesso all’ingresso doveva essere richiesto anche dall’Assessore o dal Sindaco, in quanto il centro ha i connotati di “edificio governativo”.

La responsabile, in accordo a quanto previsto nell’appalto, riportò che gli ospiti sarebbero stati sempre impegnati in svariati corsi e percorsi di integrazione sociale; pertanto la presenza nel territorio sarebbe stata ridottissima. Contrariamente a quanto affermato, sono sempre presenti, dalle prime ore della mattina fino a tarda sera, nelle strade e nei bar della zona. Ci si chiede: questi ospiti hanno orari da rispettare per usufruire della struttura? Magari sarebbe opportuno pubblicizzarli per riportare alle opportune autorità eventuali discrepanze.

Oggi, 21 settembre, risultano esserci 55 migranti a fronte dei 125 previsti per Aprilia. Dato ottenuto per vie traverse, non ufficiali, in quanto nessuno delle istituzioni preposte è in grado, o non vuole, fornirci dati in merito.Il comprensorio vede una popolazione di circa 300 persone italiane e una consistente presenza abitativa di extracomunitari. La costituzione del Centro incide notevolmente nelle percentuali di integrazione sociale, creando un forte malcontento nella comunità. Ci sarà mai una fine. Alzano il lembo del tappeto e nascondono la polvere?

Una ultima considerazione: sono stati editi diversi articoli riguardo la nostra vicenda sui media locali e altro. Ma non sono le nostre ragioni riportate per iscritto alle autorità comunali. Sarebbe opportuno osservare le date di pubblicazione e gli incontri ufficiali del nostro Consorzio con le autorità comunali (ordine del giorno protocollato dall’ufficio comunale preposto) che, nel frattempo, parlava con il Sindaco e l’Assessore per avere informazioni e rassicurazioni. Se fosse vero quanto pubblicato non corrisponderebbe al vero. Ad esempio, con i numeri comunicati dal Sindaco riguardo la presenza nel territorio degli ospiti: 125 riportati dal Sindaco mentre sulla stampa ne sono riportati solo 60 ad Aprilia. Magari alzando il lembo del tappeto (estrema periferia) del nostro territorio avrebbe la possibilità di trovare i 65 dispersi. Ma l’articolo è stato scritto senza interpellarci o verificando la presenza reale nel sito e non con una telefonata. Cosa che a noi, comuni cittadini e a prescindere cosa rappresentiamo, non è dato sapere.

In considerazione che non speriamo di far traslocare il Centro chiediamo che il Sindaco,o chi per Lui,abbia voce in capitolo per cercare di limitare l’afflusso degli ospiti nel nostro Quartiere,avendo a memoria, al di fuori di tutte le considerazioni di carattere umanitario, che queste attivita’ di accoglienza (sic) hanno puro -scopo economico- e che piu’ ce ne entrano piu’ si guadagna”.

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