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Presentato in Comune a Nettuno il rapporto “Mafie del Lazio”. Anche Aprilia, Pomezia ed  Ardea tra le città attenzionate.

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All’indomani dello scioglimento per infiltrazioni mafiose dei Consigli Comunali di Anzio e Nettuno, è stato presentato proprio in Comune a Nettuno il VI e VII rapporto “Mafie del Lazio”, (https://www.regione.lazio.it/sites/default/files/documentazione/VI-VII-RAPPORTO-MAFIE-NEL-LAZIO.pdf) curato dall’Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione, in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia. Oltre al Commissario Straordinario del Comune di Nettuno, Bruno Strati, erano presenti il presidente dell’Osservatorio Regionale Gianpiero Cioffredi, il presidente vicario della Regione, Daniele Leodori, ed il Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, la dottoressa Maria Cristina Palaia. Il rapporto, un faro acceso sul rispetto della legalità, prende in riferimento il  periodo che va dal 2020 al primo semestre del 2022. Evidenziata la convivenza, in particolare a Sud del litorale romano (tra Anzio, Nettuno, Pomezia ed Ardea) di più organizzazioni mafiose. Tra le città attenzionate c’è anche Aprilia.A dettare la linea degli affari è sempre il traffico di droga.

“Sul litorale romano, a sud di Ostia, c’è una convivenza di più organizzazioni di tipo mafioso in aree territoriali limitate – si legge nel Rapporto –  ciò avviene in Ardea, Pomezia, Anzio, Nettuno dove si alleano per singoli, business oppure si “federano” famiglie come quella dei Fragalà, dei casalesi, degli Esposito, dei Gallace e dei Bellocco. La malavita organizzata locale, a volte come nel caso dei Fragalà, è subordinata oppure opera “assieme” a gruppi mafiosi o in maniera autonoma.

Questa convivenza “pacifica” ha portato a costituire uno straordinario laboratorio criminale nei comuni di Pomezia, Ardea, Anzio, Nettuno e Aprilia laddove le stesse consorterie criminali – come testimoniato da molteplici indagini e sentenze – hanno “mutuato” dalle associazioni mafiose tradizionali l’uso del metodo mafioso e una cura delle relazioni con i funzionari della pubblica amministrazione”.

“Nell’anno preso in esame, il 15 ottobre 2020 il giudice del tribunale di Roma ha condannato a 10 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga il clan Fragalà sottolineando alcune caratteristiche, in particolare che:

“il clan Fragalà si è insediato autonomamente in territorio pontino definibile come associazione di stampo mafioso. Nell’ambito del traffico di stupefacenti si serviva del gruppo degli albanesi operante in zona per l’approvvigionamento di hashish e cocaina”.

È pur sempre il traffico di droga a dettare la linea degli affari, anche alla porte di Roma e proprio mentre il tribunale stava per pronunciarsi sul clan Fragalà sul litorale di Torvaianica, mutati gli equilibri, si consumava l’omicidio di un pregiudicato albanese coinvolto in traffici di droga nell’area”.

Come detto in premessa, l’area presa in esame vede la compresenza di clan originati da Cosa nostra o ad essa assimilabili nel metodo mafioso, alcuni gruppi di narcotrafficanti e la pressante presenza di cosche di ‘ndrangheta.

Sono accertate, fra le altre, le cosche Gallace e i Bellocco. Nell’anno preso in esame, il 25 novembre 2020 la corte di Cassazione ha confermato l’impianto della sentenza di Appello, “Appia” contro il clan Gallace, convalidando le condanne per associazione di tipo mafioso e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Tutto questo ben 15 anni dopo la richiesta delle misure cautelari scaturite alcuni anni dopo le indagini del Ros, coordinate dalla Dda di Roma e di Catanzaro che già, dunque, da alcuni decenni avevano rintracciato ritrattato la presenza di cosche di ‘ndrangheta alle porte della Capitale.

Quella del clan Gallace non è una presenza isolata né priva di un significato ben preciso. I boss della ‘ndrangheta sono presenti sul litorale di Anzio e Nettuno da oltre trent’anni. Da questo avamposto romano hanno potuto gestire molto di più del semplice traffico di droga che attraversa la provincia di Roma. La cosca da semplice organizzazione rurale nata a cavallo dei comuni della provincia di Reggio Calabria e Catanzaro è diventata oggi una vera e propria impresa del crimine, seguendo l’evoluzione di tutta l’organizzazione criminale ‘ndranghetista. Molti dei loro uomini sono sotto processo in

Calabria, segnale di una continua attività del clan in molteplici ambiti criminali che hanno base in Calabria ma effetti anche altrove. I Gallace condividono anche alcuni affari con le ‘ndrine della cosca Bellocco a sua volta radicata fra Anzio e la Capitale. I Bellocco sono una delle cosche di ‘ndrangheta ha scelto di rendere visibile la propria presenza in provincia di Roma, spostando nella Capitale anche alcune strutture di vertice.

Il business principale nel quale hanno fatto sentire la propria presenza, quasi a marcare il territorio, è quello del narcotraffico. I Bellocco, lo ricordiamo, operano sul territorio con l’autorizzazione del boss Bruno Gallace che – come noto – hanno costituito una locale di ‘ndrangheta così come definito anche dai giudici di merito. I Bellocco, dunque, operano sul territorio di una locale e stretti nelle relazioni di vicinato criminale con i narcos locali, storiche famiglie di narcotrafficanti come gli Sparapano e le presente camorristiche.

“Una delle principali missioni che ci siamo dati in questi dieci anni di amministrazione è stata quella di fare luce sulla presenza delle organizzazioni criminali nella nostra regione e sui rischi che questa comporta – ha commentato ieri il Presidente Vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori – Con i due Rapporti “Mafie nel Lazio, chiudiamo l’impegno di questa legislatura su un fronte fondamentale della lotta alle mafie: quello della conoscenza. Vogliamo impedire che il Lazio diventi terra di conquista soprattutto adesso che sono in arrivo miliardi di euro dal PNRR”.

“Nel ringraziare la Magistratura e le Forze dell’Ordine, che lavorano ogni giorno per la sicurezza delle nostre comunità, la Regione Lazio ribadisce ancora una volta, anche alla luce delle notizie di queste ore, – ha detto Leodori – impegno e collaborazione per contrastare ogni forma di criminalità.

Vogliamo impedire che il Lazio diventi terra di conquista soprattutto adesso che sono in arrivo miliardi di euro dal PNRR: la nostra regione è stata la prima a  firmare con la DIA e poi anche con Prefettura, Guardia di Finanza, Questura e Comando dei Carabinieri accordi importantissimi per mettere in sicurezza i grandi investimenti in programma, lanciando un messaggio chiaro alle organizzazioni criminali: nel nostro territorio c’è un faro sempre acceso sulle attività della Regione, sui bandi e sull’utilizzo delle risorse.

Contro le mafie, e questo rapporto lo conferma, – conclude Leodori – servono serietà, rispetto delle leggi, determinazione e soprattutto unità tra le Istituzioni e i cittadini. La Regione Lazio c’è: nessuno si deve sentire solo nella lotta comune alle mafie”.

L’intervento di apertura del Commissario Prefettizio del Comune di Nettuno, il dottor Bruno Strati:

“Rivolgo un cordiale saluto a tutti Voi, ringrazio gli illustri Ospiti, il Presidente Leodori, la dr.ssa Palaia, il Presidente Cioffredi per aver scelto la citta di Nettuno per presentare questi due Rapporti VI e VII sulle Mafie nel Lazio – dichiara il Commissario Strati – La vostra presenza qualificata ha per noi un grande significato. Oggi sono presenti la Regione Lazio che ha organizzato questo evento indice di una sensibilità sui temi della giustizia e della legalità, la Magistratura che con le Forze dell’Ordine svolge un ruolo fondamentale contro la criminalità, gli studiosi del fenomeno della criminalità che lo analizzano e ci forniscono le informazioni utili.

I rapporti delle precedenti edizioni, una delle quali presentata proprio in questo Comune nel 2019, gia dimostravano quanto lo stato di infiltrazione criminale fosse diventato penetrante nel tessuto sociale dei nostri territori. Il quadro che emerge nella presente edizione, pero, e ancora più grave.

La criminalità non e rimasta dentro i “suoi” confini, ma si e estesa finendo per infiltrarsi nella stessa Pubblica Amministrazione. La decisione del Consiglio dei ministri di ieri sera di nominare una Commissione straordinaria per il Comune di Nettuno, gia sciolto in via ordinaria, e la dimostrazione che la criminalità organizzata e penetrata in questo contesto amministrativo.

Bisogna prenderne atto. Ora ci sarà un periodo di 18 mesi di commissariamento che e una misura particolarmente rigorosa per la città ma che dovrà essere, io credo, un’opportunità per riaffermare la piena legalità amministrativa ed eliminare ogni forma di condizionamento e di infiltrazione.

Negli ultimi mesi, durante questo periodo di commissariamento ordinario, sono stati adottati una serie di provvedimenti che sono andati in questa direzione: sono stati intensificati i controlli per l’affidamento degli appalti pubblici e quelli antimafia anche per importi inferiori alle soglie previste; avvio di procedure per il rinnovo degli appalti sinora in regime di proroga, come ad esempio il servizio di tesoreria, l’intensificazione dei controlli sulla esecuzione dei contratti, l’adesione alla piattaforma regionale per l’espletamento delle procedure di gara, l’intensificazione dell’attività di riscossione delle entrate tributarie ed extratributarie anche attraverso il coinvolgimento dell’Agenzia delle Entrate, l’avvio delle procedure di assunzione di personale, la rotazione degli incarichi. Queste misure sono soltanto l’avvio di un percorso che deve essere portato avanti.

Ma tutto questo pero non basta. Serve il coinvolgimento della cittadinanza, in tutte le sue forme, sia esse individuali che collettive, delle associazioni, dei comitati cosi come occorre la partecipazione attiva, vigile, degli organi di stampa.

E questo il momento in cui ognuno deve fare davvero la sua parte. L’ho detto in tanti miei discorsi alla città ma ora piu che mai bisogna darsi da fare. E questo il momento di avere la consapevolezza del fatto che questa città si trova in un periodo di difficoltà, che può essere superato solo attraverso l’emersione di una nuova coscienza sociale e civile. Ha ragione il Presidente Cioffredi quando parla, come ho letto stamattina sulla stampa, della necessita di una collaborazione tra Corpi dello Stato, società civile, Istituzioni, cittadini.

La Magistratura e le Forze dell’ordine, il Governo hanno fatto la loro parte, ora sta a voi cittadini di Nettuno darvi da fare. Occorre un nuovo slancio che riparta dai valori veri che abbiamo ereditato dal passato. Qualche giorno fa, proprio qui a Nettuno, abbiamo discusso con un Professore di filosofia politica in un incontro pubblico dal titolo “Etica di una città e la sua felicita” sull’importanza di riconquistare i valori e i principi etici che devono essere alla base delle nostre esistenze. Ecco! dobbiamo partire proprio da questa base.

Non ci saranno mai leggi, regolamenti che possano colmare l’assenza di una cultura etica che deve essere posta come condizione primaria del nostro agire pubblico. E questo vale a tutti i livelli. La gestione straordinaria deve essere l’opportunità per le forze politiche e civiche di questa città di riflettere sulla situazione attuale e di ritrovare lo spirito giusto per ripartire con presupposti nuovi. Mi fermo qua e lascio queste mie considerazioni come spunti di riflessione. Nel ringraziare ancora Voi tutti, vi auguro un buon lavoro”.

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