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Unicoop chiude i supermercati di Aprilia, Pomezia e Velletri. Incertezza sui posti di lavoro

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E’ finita un’era: la Unicoop Tirreno lascia il Basso Lazio e chiude i supermercati del territorio avviando la cessione di 8 punti vendita, compresi quelli di Aprilia, di Pomezia e Velletri. I sindacati di categoria hanno subito proclamato lo stato di agitazione considerate le pesanti incertezze circa i posti di lavoro. Le proteste inizieranno il 26 settembre prossimo quando tutti i dipendenti incroceranno le braccia. Si chiede ora un incontro urgente al Ministero dello Sviluppo Economico per discutere della scelta dei gruppi Unicoop e Distribuzione Centro Sud. Ad Aprilia chiuderà entro il 31 dicembre la Coop di via Mascagni, mentre a Pomezia lascerà il territorio la Coop ai Sedici Pini.

La nota della CISL – “Un nuovo piano industriale che prevede la cessione di 8 punti vendita del sud del Lazio e il superamento della contrattazione integrativa e del patto occupazionale. Ma Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs non ci stanno, e fanno sapere alla Unicoop Tirren – la cooperativa di consumatori del sistema Coop presente in Toscana, Lazio, Umbria e Campania con oltre 110 punti vendita e circa 5mila dipendenti – che sarà proclamato lo stato di agitazione e sollecitato il tavolo al Mise.

Le tre sigle, impegnate al tavolo Mise attivato sulla chiusura dell’Ipercoop di Avellino Distribuzione Centro Sud (controllata da Coop Allenza 3.0), hanno intanto proclamato lo stato di agitazione, stigmatizzando in particolare l’annunciata cessione di 8 punti vendita del Sud del Lazio a Pomezia, Fiuggi, Velletri, Aprilia, Genzano, Colleferro, Frosinone nei quali sono occupati complessivamente circa 270 dipendenti e il superamento della contrattazione integrativa e del patto occupazionale siglato nel 2017 con l’ulteriore flessibilità dell’organizzazione del lavoro e le inevitabili ripercussioni sul taglio delle ore lavorate e delle retribuzioni. I sindacati denunciano anche i diversi tentativi avviati da Unicoop Tirreno di cedere in franchising dei negozi “tentativi che hanno solo prodotto contenziosi legali” e di terziarizzare i reparti pescheria «danneggiando l’immagine della cooperativa e facendo perdere i clienti” oltre alla “folle ristrutturazione del supermercato di Colle Ferro trasformato in Ipercoop” e infine “l’abbandono del territorio e la scarsa capacità imprenditoriale che viene scaricata tutta sui lavoratori”.

Per Alessio Di Labio, Vincenzo Dell’Orefice e Paolo Andreani di Filcams Cil, Fisascat Cisl e UIltucs “la stretta sul lavoro non può essere in alcun modo condivisa» e «le misure individuate da Unicoop Tirreno per il risanamento aziendale, oltre che inique perché colpiscono unicamente il costo del lavoro, sono del tutto sproporzionate e decontestualizzate tenuto anche conto che la direzione della cooperativa nulla ha riferito per intervenire su altre componenti dei costi di struttura”. “E’ evidente la volontà del sistema Coop di attuare un programma di disinvestimenti della rete vendita nel Lazio e in Campania ed è inevitabile la proclamazione dello stato di agitazione. Ora – concludono le tre sigle – sarà necessario coinvolgere al tavolo attivato al Mise anche la direzione di Unicoop”.

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