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Il baritono pontino Valerio Pagano vola in Giappone per la “Madama Butterfly”

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Sale l’attesa per il baritono pontino Valerio Pagano, che dal 26 al 28 aprile sarà impegnato in Giappone di una rappresentazione di Madama Butterfly al teatro “May Theater” di Osaka dove si esibirà, nel ruolo del Console Sharpless, con l’Opera Osaka. Un’esperienza per cui l’artista classe 1989 e diplomato in Canto Lirico al Conservatorio di Santa Cecilia e specializzatosi in Canto Lirico nella Musica da Camera a quello di Frosinone lo scorso 29 marzo si sta preparando con molta cura: «Prima di tutto – ha spiegato Pagano alla rivista cinese China Culture Hotpot che lo ha intervistato proprio in vista del suo prossimo viaggio in Estremo Oriente – sono convinto che una buona performance venga da una profonda comprensione del testo dell’opera. Con ciò non intendo solo capire le parole, ma la ricerca nelle fonti letterarie per immergersi nell’epoca in cui è ambientata l’opera, comprenderne le radici storiche ed anche la psicologia del personaggio. Queste informazioni fanno da base allo studio musicale: il personaggio è allegro o drammatico? È meglio concentrarsi sul legato o sull’articolazione delle parole? La questione fondamentale, dunque, nella mia testa è “perché il personaggio pronuncia queste parole in questo preciso modo? Quali sono i suoi sentimenti? E quelli del compositore al momento della stesura dell’opera? Solo così è possibile trascinare il pubblico durante un’esibizione».
Il talento del baritono pontino Valerio Pagano è dunque pronto a farsi apprezzare anche in Giappone, luogo in cui la cultura dell’arte lirica italiana esercita un fascino incredibile: «Due sono le cose che della nostra arte vengono riconosciute in tutto il mondo – spiega ancora l’artista alla rivista cinese China Culture Hotpot –. Innanzitutto la capacità di esprimere sentimenti, che nell’opera italiana sono forti, travolgenti e proposti al pubblico in maniera totale, anche quando si parla di un personaggio nobile ed elegante. La seconda è
mostrare l’antica scuola del canto italiano, fatta principalmente di quell’eleganza che ha permesso all’opera di primeggiare tra le altre forme d’arte in quella che viene definita l’epoca d’oro. Sarebbe bello poter continuare in futuro questi scambi culturali tramite le rispettive forme d’arte: questa volta è l’opera italiana ad arrivare in Oriente, ed è sempre interessante quando arti orientali compiono il viaggio inverso anche in tempi complicati come questi. Negli ordinamenti scolastici occidentali le arti e le culture straniere non
trovano molto spazio, ma io credo che se potessimo saperne di più gli uni degli altri di certo si potrebbero abbattere molte barriere ed evitare tanti fraintendimenti».

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