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LATINA – Violenza e disagio giovanile: l’associazione “I Cittadini contro le mafie” si appella al Prefetto e alla Provincia.

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Violenza e disagio giovanile in provincia di Latina: l’associazione di volontariato “I Cittadini contro le mafie e la corruzione” si appella al Prefetto e al Presidente della Provincia. Attraverso una lettera aperta – inviata ai rappresentanti della Politica e delle istituzioni locali – l’associazione sollecita interventi sul tema, appunto, della violenza e del disagio giovanile. “Le famiglie vengono spesse volte lasciate sole. – viene sottolineato –  Non bastano i soli controlli di polizia, pur a volte necessari. Ai Comuni, la Provincia e alla Regione Lazio viene rivolto l’appello affinchè si programmino iniziative e si investano risorse per i ragazzi”.

“I recenti fatti di cronaca nera che hanno visto negativamente protagonisti giovani ragazze e ragazzi anche in età adolescenziale, in particolare nei comuni di Roccagorga, Sezze, Terracina e Latina, – scrive l’associazione – sono la spia di un fenomeno ancor più vasto, certamente radicato in ambito provinciale e nazionale, di un malessere che pervade le giovani generazioni a cui le uniche risposte sembrano delegate, al momento, all’azione pur lodevole delle Forze di Polizia e al meritevole impegno di alcune associazione di volontariato.

Nei fatti ogni qual volta ci si trova davanti ad episodi di vera e propria criminalità minorile c’è chi non vuol vedere o anche in buona fede minimizza le conseguenza del consumo tra i giovanissimi di sostanze stupefacenti e di alcool, la propensione di molti ragazzi a giustificare la violenza o peggio a praticarla.

Sempre più spesso i luoghi di incontro delle giovani generazioni tendono a trasformarsi in vere e proprie micro piazze di spaccio e seppur non dovendo generalizzare, il fenomeno del consumo di stupefacenti tra i minori non è di piccole o ininfluenti dimensioni.

A nostro avviso, – scrive ancora l’associazione I Cittadini contro le mafie e la corruzione – seppur non piacevole e conveniente sostenerlo, anche nei centri dei Monti Lepini, a dimostrazione di come nessuna realtà sia immune, si manifesta l’agire di gruppi organizzati di spacciatori e delinquenti che fanno del turpe commercio delle droghe una fiorente attività criminale che, non poco, nuoce allo sviluppo psico fisico dei nostri ragazzi.

Le famiglie vengono spesse volte lasciate sole dalle Istituzioni locali a portare avanti le azioni di sensibilizzazione e le attività di educazione che restano la migliore prevenzione ad un fenomeno che mina alle radici la nostra società. Si sa i giovanissimi non votano e per alcuni pare meglio favorire lo sviluppo dei centri anziani per logiche elettorali o limitarsi a dare qualche delega assessorile ai servizi sociali a cui far fare riferimento per le problematiche relative ad una gioventù a cui vengono nei fatti negate o ridotte al minimo le possibilità di sviluppo culturale tali da immunizzarla o allontanarla da percorsi di devianza sociale.

Si sta da troppo tempo nascondendo “la polvere” sotto al tappeto e senza voler assumere il ruolo di promotori di sventura riteniamo opportuno lanciare il sasso nello stagno. Le piazze, o luoghi d’incontro tra i giovani nei nostri paesi e delle nostre città non saranno compromesse come le piazze di spaccio di Caivano ma sono, stante l’inerzia di molti, il terreno dove si manifestano le fragilità i malesseri e le contraddizioni dei ragazzi in particolare degli adolescenti.

Riteniamo che la problematica relative al disagio giovanile non può essere un fenomeno delegato ai soli controlli di polizia, pur a volte necessari. Quest’ultimi quando vengono invocati a gran voce, sono la spia di una realtà già compromessa.

Dovrà essere a nostro avviso l’attività delle cosiddette agenzie educative a dover essere implementata. La scuola fa moltissimo, grazie all’impegno degli insegnanti ma hanno bisogno di maggiori risorse per potenziare la loro funzione. Le famiglie, dispiace dirlo, sono spesse volte, costrette anche a fronte di una non completa conoscenza del fenomeno, a sperare di restare immuni dal contagio e dalle conseguenze per i loro figli.

Va detto che quello che pare da non giustificare è l’assenza di agire e di idee da metter in campo da parte della politica e di chi rappresenta le Istituzioni locali, specie per quanto attiene il favorire il reinserimento sociale di giovani che presentano particolari problematicità o che sono già stati protagonisti di episodi di criminalità minorile o rimasti coinvolti nel circuito del consumo o dello spaccio delle sostanze stupefacenti.

I Comuni, la Provincia e la Regione Lazio dovrebbero programmare iniziative ed investire risorse per i nostri ragazzi, al fine di collaborare con altri soggetti istituzionali per prevenire e curare le loro fragilità ed il loro malessere.

C’è necessita di superare le logiche delle competenze che spettano sempre a qualcun’altro ed investire risorse in attività educative, culturali e sportive e di sostegno psico comportamentale per quanti già protagonisti o vittime della violenza o del crimine. C’è bisogno – conclude la nota – di coordinare le politiche giovanili sui territori. C’è la necessità che Istituzioni come la Prefettura spronino e coordinino le attività delle amministrazioni locali per far sì che i ragazzi che provengono da famiglie criminali, anche di tipo mafioso presenti sui nostri territori, siano seguiti ed abbiano la possibilità di non essere costretti a seguire le orme dei loro genitori. Un impegno difficile e non privo di sacrifici ma che resta a nostro avviso prioritario per le nostre comunità”.

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