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Rapito ad Aprilia, minacciato e tenuto sotto sequestro per 5 ore. La Squadra Mobile di Roma – su richiesta della DDA – arresta un 35enne.

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Rapito ad Aprilia, minacciato e tenuto sotto sequestro per 5 ore. La Squadra Mobile di Roma arresta un 35enne, in esecuzione ad  un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. I fatti  risalgono allo scorso 9 maggio, quando al Centro Operativo Telecomunicazioni della Questura di Roma giungeva la segnalazione di un sequestro di persona ad Aprilia. La responsabile di una società romana segnalava che un suo collaboratore era stato sequestrato dal titolare di una ditta edile, al quale erano stati affidati i lavori di ristrutturazione di un immobile ad Anzio e di alcuni locali situati nella capitale. La motivazione del gesto era da ricondurre ad un credito vantato dall’arrestato nei confronti della società per cui aveva effettuato i lavori. Il 35enne, ora, è indagato per sequestro di persona a scopo di estorsione e di  tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

“Dalla preliminare attività investigativa esperita nell’immediatezza dalla Squadra Mobile di Roma, con l’ausilio della Squadra Mobile di Latina, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, emergeva che la vittima era stata costretta ad entrare nell’auto dell’indagato ed era stata privata della libertà per circa 5 ore, durante le quali veniva minacciata e picchiata.

Inoltre, al fine di sollecitare il pagamento A.T. aveva inviato ai vertici aziendali della società capitolina fotografie e video ritraenti la vittima con il volto tumefatto.

La ricostruzione di quanto accaduto – spiegano dalla Questura di Roma – è stata pienamente confermata dai successivi approfondimenti investigativi, dai quali è altresì emerso che la vittima, mentre era in ostaggio, era stata obbligata a consegnare la somma di denaro contante che aveva con sé e per ottenere la sua liberazione aveva dovuto effettuare due prelievi al bancomat. Soltanto dopo aver ottenuto il pagamento, l’indagato riaccompagnava la persona offesa alla sua autovettura.

Ad A.T., queste le iniziali dell’arrestato, inoltre, viene contestato di aver tentato di estorcere una somma di denaro al responsabile commerciale della società per la quale aveva effettuato lavori edili. Le indagini, infatti, hanno consentito di appurare che l’indagato, inviava tramite WhatsApp messaggi dal contenuto intimidatorio in cui evocava la propria contiguità alla criminalità organizzata campana, prospettando, in caso di mancato pagamento, l’intervento di soggetti riconducibili a un gruppo criminale mafioso.

Ad ogni modo l’indagato – conclude la nota – è da ritenere presunto innocente, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile”.

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