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Latina – Toto sindaco aspettando il verdetto del Consiglio di Stato. E intanto il non eletto consigliere Di Biasio torna alla carica, ma Ranaldi non ci sta

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Iniziato il count down verso l’udienza del Consiglio di Stato di martedì 26 luglio. Solo otto giorni per sapere se Latina rimarrà commissariata fino alle mini elezioni di settembre, quando si tornerà alle urne nelle 22 sezioni per le quali il TAR ha riconosciuto irregolarità tali da giustificare la replica del voto. Per quanto rimanga piuttosto difficile immaginare di riprodurre l’esatta situazione di ottobre 2021, quando si votò con il Movimento 5 Stelle che esprimeva un suo sindaco, così come Fare Latina di Annalisa Muzio, e Forza Italia che sosteneva il centro destra e quindi il candidato sindaco Vincenzo Zaccheo.

Formalmente la situazione si può riprodurre, ma, per quanto arrivino dichiarazioni in questo senso, rimane piuttosto difficile ignorare che nel frattempo, chi prima del ballottaggio, chi dopo, sono passati dalla parte di Damiano Coletta.

Antimo Di Biasio

E il nuovo corso delle cose ha alimentato nuove speranze in chi si era visto sfumare il posto da consigliere e aveva fatto ricorso al TAR per recuperare quei voti che gli avrebbero consentito di entrare nell’assise comunale. E’ il caso di Antimo Di Biasio, candidato di Per Latina 2032, che dopo aver perso il posto da consigliere, ha perso anche il ricorso al TAR.

Nazzareno Ranaldi

Ma Nazzareno Ranaldi, entrato in consiglio, dopo aver dovuto difendere il suo risultato davanti al Tribunale amministrativo, considerato il ricorso di Di Biasio, non ci sta e risponde per le rime: “Prendo atto che Di Biasio, nonostante siano state sconfessate tutte le sue tesi, sia dalle verifiche fatte in prefettura che dalla sentenza del Tar del Lazio n. 656/2002, continua a sostenere argomentazioni piuttosto confuse ed improbabili.

Il riferimento che fa alla sezione 41 è francamente incomprensibile. Nello spoglio fatto in prefettura sono state aperte e verificate tutte le schede utilizzate per il voto nella sez. 41, comprese le 6 aggiuntive timbrate successivamente e consegnate agli elettori, quindi il Sig. Di Biasio deve rassegnarsi al fatto che gli asseriti 6 voti in più non esistono.
L’ennesimo tentativo di accreditarsi come “vittima” di ciò che non esiste appare ormai insostenibile anche nei confronti dei suoi elettori e non è vero che il suo ricorso sarebbe stato inutile (se quei voti fossero esistiti nella realtà e non solo nella fantasia del Di Biasio) perché nell’altro ricorso (sentenza n. 657/2022) la Sez. 41 era sì coinvolta ma poi andata esente da vizi in quanto il Tar ha rilevato la piena corrispondenza delle schede utilizzate per il voto e quelle avanzate.
L’unica verità corrispondente ai fatti è che il Di Biasio è stato smentito dalla prefettura e dal Tar e i fatti, accertati nel merito dell’analisi di ogni singola scheda elettorale, gli hanno dato torto senza se e senza ma.

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