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Pensioni, cosa cambia tra minime e piani personalizzati

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Una fine dell’anno rovente per il Governo Meloni, alle prese con la manovra finanziaria e la Legge di Bilancio. Uno in particolare l’argomento caldo: quello delle pensioni. Due, invece, i nodi da scogliere: la questione delle minime e infine la rivalutazione degli assegni.

Cerchiamo allora di capire insieme cosa cambierà dal 2023 guardando alle modifiche chieste in particolare da Forza Italia e dalla Cisl, che ha sottolineato la necessità di adeguare i trattamenti previdenziali al costo della vita. Nella Legge di Bilancio approvata dal Governo è stata prevista una maggiorazione straordinaria e transitoria dell’1,5% per tutte le pensioni minime (quelle, ovvero, a quota 525 euro mensili). Una crescita che nel 2024 dovrebbe arrivare al 2,7% e che si somma alla rivalutazione annuale di oltre 7 punti percentuali già prevista per il prossimo anno. Risultato? Passaggio da 525 euro a 570 da gennaio prossimo. L’obiettivo di Forza Italia è quello di arrivare a 590 euro come aumento, per superare poi la quota 600 nel corso dei prossimi mesi. Una sfida vinta per Forza Italia, che attraverso le parole di Silvio Berlusconi si intitola la battaglia per le fasce più anziane del Paese: “Abbiamo ottenuto risultati importanti – ha affermato l’ex Premier alle Camere – come un primo aumento delle pensioni minime o a 600 euro per gli ultra settantacinquenni e la proroga del superbonus per l’edilizia al 31 dicembre”.

Un aumento che però ancora non sembra poter cambiare la vita degli italiani, che infatti si stanno muovendo sempre di più verso altre forme integrative di pensioni. Come ad esempio i piani pensionistici individuali, una strada intrapresa soprattutto dai giovani lavoratori, quelli il cui futuro è costantemente in bilico. Esistono diversi piani a seconda dell’età (si parte dagli under 40 e si arriva agli over 50) e rappresentano una seria ipoteca sul futuro, sul proprio stile di vita e sui propri beni.

Intanto l’altra questione urgente è quella della rivalutazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo. Come si legge in questo articolo, si dovrebbe arrivare al passaggio dal 90% al 100% per la rivalutazione, con un recupero annuale di quasi 450 euro per le pensioni di 1.600 euro netti.

Nessuna ufficialità, però, da questo fronte. Ma bisogna fare presto: l’Unione Europea incalza e il 2022 sta per finire. Serve mettere una parola fine a una questione di cruciale importanza per tutti gli italiani.

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