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Aprilia e covid, “Io, persona con disabilità, a 41 anni costretto a rimanere chiuso in casa per una periferia dimenticata dal Comune”

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L’emergenza coronavirus ha creato disagi a tutti, siamo costretti a vivere con nuove limitazioni, un cambio netto al nostro stile di vita. Ma ci sono alcune persone che hanno subito più di altre le restrizioni imposte per combattere l’emergenza sanitaria. In particolare le persone con disabilità sono costrette spesso a rimanere chiuse in casa, pur volendo e potendo uscire. La storia che ci racconta Matteo deve far riflettere tutti e deve indurre le istituzioni a prendere provvedimenti.

“Mi chiamo Matteo L., ho 41 anni e vivo ad Aprilia, precisamente in zona Casalazzara. Sono un uomo diversamente abile in carrozzina, inoltre vivo con i miei genitori che soffrono di gravi patologie. Prima del covid conducevo una vita frenetica: frequentavo il centro diurno “Raggio di sole” di Aprilia tutte le mattine e la piscina Primavera nella stessa località. Questo virus ha costretto tutta l’Italia a rimanere chiusi in casa per molto tempo, così anche io ho dovuto rinunciare a tutte le mie attività. Una volta che tutti gli esercizi commerciali hanno riaperto gradualmente e che le persone sono tornate ad una vita semi-normale, io ho continuato a trascorrere le mie giornate in casa. La mia comunità che ospitava 18 ragazzi è passata ad averne solo 6 nonostante gli spazi ampi della struttura, ed                      io, come tanti altri, ne sono rimasto fuori. La piscina ha aumentato la retta mensile: da 80 euro a 230 euro per un corso individuale di nuoto. Capisco che ci troviamo in un periodo di crisi collettiva, ma l’aumento è stato spropositato. Un’altra problematica è quella legata ai trasporti. Prima del covid raggiungevo la struttura “Raggio di sole” con il pulmino del servizio comunale, ma adesso non è più possibile a causa del rispetto della distanza di sicurezza. Nonostante la pazienza non riesco a sostenere questa situazione poiché è inaccettabile che un’ individuo come me,                ma non sono l’unico, possa essere abbandonato dal comune in questo modo. L’unica possibilità di svago che ho è il pomeriggio quando viene un assistente privato per 3 ore che mi permette di uscire e fare qualche attività interessante. Ma non è giusto. Ho bisogno che qualcuno prenda in mano questa situazione non solo per me ma per tutte quelle persone, che come me, hanno dovuto subire gravi conseguenze a causa di questo covid e del disinteresse delle istituzioni. Cerco soluzioni a livello pratico da parte di chi può aiutarmi”.

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