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Presa in carico dei pazienti cronici e lotta ai tumori al polmone e alla tiroide, le novità in provincia di Latina

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Parte nella provincia di Latina il progetto di presa in carico e continuità assistenziale dei pazienti cronici,  con BPCO e DIABETE, e un suggerimento per contrastare e prevenire l’insorgere del tumore al polmone e alla tiroide nel nostro territorio.

Soddisfazione del Tribunale per i Diritti del Malato di Aprilia dopo la presentazione del progetto di riorganizzazione dell’offerta sanitaria nella provincia di Latina, in particolare per le cronicità, partito in fase sperimentale per la BPCO e il DIABETE a Latina, Aprilia, Minturno, Cori e le isole di Ponza e Ventotene. Nel corso della conferenza del 3 giugno, presso l’ospedale S.M. Goretti, il Direttore Generale della ASL di Latina Giorgio Casati ha esposto con chiarezza i punti di forza del progetto:  continuità territoriale, presa in carico del paziente cronico, tecnologie informatiche (piattaforme di telemedicina, cartella clinica in rete…), monitoraggio dello stato di salute e prevenzione, importanza del ruolo dei MMG, diminuzione accessi al Pronto Soccorso.

“Il  PDTA (Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale) per la BPCO – spiega Frollano – è già in funzione presso la nostra ASL da più di due anni, e nonostante una partenza con tante difficoltà, quali la scarsa strumentazione e l’infermiere di supporto al medico che non è mai arrivato,  ha avuto un impatto positivo sulle persone prese in carico. Secondo quanto previsto, il servizio sarà arricchito con infermiere dedicato, strumentazione adeguata e nuova tecnologia informatica. In tal caso non potrà che essere un successo.

Pertanto ringraziamo in particolare al Direttore Generale Giorgio Casati, il Direttore Dipartimento Funzionale del Distretto LT1  Belardino Rossi, oltre che  tutti i componenti del team che hanno lavorato su questo importante e sotto certi punti di vista modo innovativo di prendersi cura a 360 gradi dei cittadini portatori di cronicità. Il progetto verrà entro quest’anno esteso alle malattie cardiocircolatorie.

Questo progetto si basa sul “Patto di cura”, documento che sarà firmato dal paziente, dal medico di Medicina Generale e dall’infermiere addetto. Questi infatti, ognuno con una propria responsabilità, sono i tre attori principali. Il paziente deve diventare il gestore della propria malattia, il MMG condivide con il paziente il piano terapeutico e lo stile di vita, l’infermiere in carico alla ASL sarà una figura fondamentale di supporto e si occuperà di definire il PAI (Piano di Assistenza Infermieristica) del paziente e di prenotare visite ed esami come richiesti dal medico, utilizzando agende per le prenotazioni in rete. Sarà quindi un progetto individualizzato portato avanti in team, collegando rete ospedaliera-territorio.

Finalmente si ritorna, dopo anni di austerità, ad investire sulla sanità territoriale per occuparsi nel miglior modo possibile delle persone con maggiori fragilità e bisognose di cure. Ma porterà anche un grosso beneficio in termini di abbattimento delle spese, in particolare riducendo gli accessi al Pronto Soccorso, e snellimento delle liste d’attesa. Sembra infatti che il 70% delle liste di attesa sia occupato dalle prenotazioni riguardanti pazienti con cronicità che, non facendo parte di un percorso terapeutico con presa in carico, si ritrovano a prenotare visite di controllo con tempistiche non appropriate e spesso in strutture diverse e fuori dal Comune di residenza.

Uno degli obiettivi del progetto è quello della prevenzione, rivolgendosi anche ai soggetti che non hanno ancora manifestato la malattia o limitando gli aggravamenti. Ebbene il TDM vede, oltre a questi due PDTA con cui è partito il programma, un’altra grande opportunità, più volte suggerita agli organi competenti, non ultima la scorsa settimana alla presentazione in Aula Consiliare del progetto “Aprilia in Salute”, iniziativa presa in seguito allo Studio Epidemiologico effettuato sul nostro territorio: fare prevenzione attiva per contrastare l’alta incidenza di tumori al polmone e alla tiroide, coinvolgendo i MMG che già fanno parte degli UCP (Unità di Cure Primarie) per la Bronco-Pneumopatia e Diabete. I Medici potrebbero funzionare da filtro perché ognuno di loro conosce le problematiche e lo stile di vita dei propri pazienti e quindi hanno la necessaria competenza e possono richiamare le persone residenti nelle zone con maggiore incidenza di tumore a polmone e tiroide per sottoporle a screening specifici.

I protocolli di screening per questi due tumori devono ancora essere definiti, ma è necessario attivarli al più presto perché non si può stare ad aspettare che il tumore si manifesti senza aver posto in essere azioni di prevenzione che lo possano scongiurare o almeno intercettare allo stadio iniziale, con cure meno invasive e con altissima possibilità di guarigione”.

 

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