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“Latina. Attese infinite per 13 esami diagnostici e il pronto soccorso scoppia come in estate”

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“Il tempo passa, ma nulla cambia nella sanità pontina. Non sono mancati annunci e promesse da parte della Regione, quanto i risultati. Le liste d’attesa restano lunghe ed estenuanti, i Pronto Soccorso esplodono. Serve un piano straordinario per la provincia di Latina”. Giuseppe Simeone, consigliere regionale di FI e presidente della commissione Sanità, interviene sugli ultimi dati riguardanti i tempi eccessivi per gli esami diagnostici. “Non possiamo non constatare il protrarsi di una forte criticità del sistema sanitario regionale, in quanto compromette l’accessibilità e la fruibilità delle prestazioni da erogare – afferma Simeone – si tratta di un problema che tutti, al di là del colore politico, abbiamo il dovere di affrontare con serietà e pragmatismo. Prendiamo atto degli ultimi dati forniti dal servizio Recup della Regione Lazio, secondo i quali sono davvero poche le prenotazioni fissate entro i 60 giorni previsti dalla legge. Nell’Asl di Latina i tempi d’attesa massimi relativi a 13 esami strumentali sono rispettati in quota inferiore del 50%. Stiamo parlando in particolare della Tc dell’addome, del capo e del rachide e speco vertebrale, come pure di alcuni tipi di Risonanze. Su tutti la Rmn del cervello, prostata e vescica, nonché muscoloscheletrica. Attese snervanti pure per Ecografie ed Ecocolordoppler. I numeri sono impietosi e riguardano un lasso di tempo rilevante, che va dal 4 febbraio al 10 marzo di quest’anno. E questo avviene nonostante ben tre piani straordinari della Regione Lazio siano stati promossi per accorciare i tempi. Anche l’Asl di Latina deve ripensare al suo modello. La realtà pontina necessità di un piano ad hoc sulle liste d’attesa. Una situazione deficitaria che fa il paio con il caos nelle strutture d’emergenza. I Pronto Soccorso esplodono. Ormai sono diventati degli autentici ‘gironi infernali’. Desta sempre più preoccupazione lo stato del pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Nella giornata di lunedì 10 marzo il principale ospedale della provincia pontina è stato in cima alla classifica, per numero di accessi, della Regione Lazio seguito dal Policlinico Gemelli a 131 e da quello di Tor Vergata a 136 come dimostrano i dati pubblicati sul sito istituzionale della Regione Lazio. Il numero di pazienti è cresciuto rapidamente ed in modo esponenziale. Intorno alle 12:15 si è toccata la punta di 140 pazienti. Di questi 41 in sala di attesa, 40 in trattamento, 48 in attesa di ricovero o trasferimento, 11 quelli in osservazione. Una situazione che ha creato non pochi disagi sia sotto il profilo dell’erogazione delle prestazioni che della gestione dei già limitati spazi a disposizione. Manca la capacità, da parte di chi ha governato la Regione Lazio, di creare una rete territoriale di assistenza basata su una sinergia tra Case della salute, ambulatori di medicina generale e ospedali. Non giova certamente la scelta di chiudere i punti di primo intervento. Nei distretti mancano medici e infermieri, sembrano quasi ‘svuotati’. Per le Case della salute il cui ruolo nell’offerta sanitaria non si sa ancora quali risultati abbia prodotto. Programmare, individuare le priorità ed attuarle, come hanno fatto altre Regioni nelle stesse condizioni del Lazio, nell’ambito e nei limiti di quanto previsto dal piano di rientro non dovrebbe essere una eccezione ma la normalità per chi ha l’onore e l’onere di governare. Le mani che, per primo, e per richiamare una frase dello stesso Zingaretti, deve rimboccarsele lui prendendo atto dei fallimenti passati e trovando soluzioni concrete magari prendendo atto di tutti gli spunti e le proposte che, come opposizione, gli abbiamo fornito e che ha preferito far cadere nel nulla. Oggi i risultati che si compiono nella sanità del Lazio, e della provincia di Latina, hanno un solo protagonista che sono i medici, gli infermieri ed i tecnici che in assenza di interventi rapidi e di programmazione seria non si sono solo rimboccati le maniche ma stanno letteralmente facendo i salti mortali per dare adeguata assistenza ai pazienti. Il risultato è che a pagare oggi sono solo i nostri cittadini privati di servizi, costretti a rinunciare alle cure perché purtroppo non hanno disponibilità per rivolgersi al privato. La sanità che Zingaretti ha regalato al Lazio è una sanità al ribasso. Segnata da inadempienze e lacune. Cristallizzata nell’inerzia di chi continua a vendere fumo piuttosto che concentrarsi su quello che non solo si può, ma si deve fare”.

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